(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 27 apr. - Dopo le proteste davanti all'ambasciata e le continue richieste di un impegno concreto, i genitori dei ragazzi tunisini, di cui si sono perse le tracce da circa un anno, hanno deciso di passare alle vie legali. Oggi e' stato infatti presentato un esposto alla Procura di Roma: una denuncia contro ignoti per la scomparsa dei loro figli che, nella speranza dei familiari, "serva a mettere in moto indagini piu' scrupolose".Insieme ad alcuni parenti dei 270 ragazzi scomparsi, hanno sottoscritto l'esposto il presidente dell'Arci Paolo Beni e il presidente dell'Asgi Lorenzo Trucco.
L'incarico di seguire il caso e' stato affidato a due avvocati italiani, Simona Sinopoli e Fabio Baglioni.
Basterebbe verificare che un solo ragazzo per barca e' arrivato in Italia per trarne l'ovvia conclusione che tutti coloro che occupavano quella imbarcazione hanno raggiunto le nostre coste", sottolinea l'Arci in una nota. Dal marzo dello scorso anno, non si hanno piu' notizie dei ragazzi che viaggiavano verso l'Italia su quattro imbarcazioni. Alcuni di loro sono stati riconosciuti dai parenti nei servizi televisivi andati in onda dopo lo sbarco di alcuni migranti sulle coste della Sicilia. Ma da allora non si sa che fine abbiano fatto. Una delegazione dei loro familiari e' da qualche mese in Italia per far luce sull'accaduto: ha organizzato diversi sit-in di protesta davanti all'ambasciata di via Asmara e ha piu' volte chiesto un sostegno al governo italiano. Proteste e manifestazioni sono state portate avanti parallelamente anche in Tunisia. La mobilitazione e' sostenuta da un collettivo di donne, "Le venticinque undici", che ha promosso la campagna "Da una sponda all'altra: vite che contano" e diffuso un appello nei due paesi.Altre organizzazioni hanno dato poi il loro appoggio, come Arci e Asgi. Le mamme dei ragazzi hanno incontrato anche alcuni ministri e funzionari italiani, e una di loro e' riuscita a parlare anche col Presidente Napolitano in visita al Centro Islamico lo scorso lunedi'. Per ora hanno ottenuto che le impronte degli scomparsi fossero fornite dal governo tunisino a quello italiano per un riscontro. "Sull'esito di questo confronto le autorita' dei due paesi, incomprensibilmente, non si sono ancora espresse, anche se circolano voci contradditorie a riguardo - aggiunge l'Arci -.
Intanto, i familiari si chiedono se il risconto sia stato effettuato sulle impronte di tutti e con la necessaria attenzione. Perche' non vogliono rassegnarsi all'idea che i loro cari siano scomparsi nel nulla: hanno mai raggiunto l'Italia? Sono stati respinti in mare secondo una prassi seguita illegalmente dalle autorita' italiane ancora nel 2011? Chiedono risposte. Adesso, dopo tanti tentativi andati a vuoto, hanno deciso di affidarsi alla magistratura".
(Wel/ Dire)