(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 24 apr. - Secondo la legge italiana 'il diritto del minore a vivere, crescere ed essere educato nell'ambito di una famiglia e' assicurato senza distinzione di sesso, di etnia, di eta', di lingua, di religione', ma 'evidentemente restano ancora molti aspetti da chiarire prima che si giunga ad un approccio alle adozioni internazionali che ponga definitivamente il minore in primo piano, lasciando da parte le aspirazioni degli adult''. Lo sostiene l'associazione Aibi, amici dei bambini, che ha depositato presso la Procura generale della suprema Corte di cassazione un nuovo esposto 'che denuncia la prassi del tribunale per i minorenni di Roma, ma anche di altri tribunali (fra cui napoli), che nel 2010 ha emesso nuovi decreti discriminatori rispetto all'eta' dei minori adottabili'. In una nota l'Aibi spiega i dettagli: 'l'adozione internazionale e' uno strumento solidaristico e non egoistico e il decreto di idoneita', emesso dal tribunale per i minorenni, deve riflettere questa natura; sembrava averlo chiarito una volta per tutte la sentenza della Cassazione 13332/2010, pubblicata il 1° giugno 2010 dalle Sezioni unite, eppure i decreti discriminatori continuano. Si tratta di decreti in cui l'idoneita' e' limitata a minori di eta' compresa fra un minimo e un massimo che non corrisponde a quanto previsto dalla legge. Inoltre, mentre la differenza massima di eta' tra adottanti e adottando (45 anni) potrebbe essere superata per uno dei due coniugi con riferimento all'interesse di un minore specifico, non sono accettabili i decreti in cui la deroga viene compiuta regolarmente autorizzando le coppie all'adozione di minori con differenza di eta' superiore ai 45 anni rispetto a entrambi gli adottanti'.
(Wel/ Dire)