(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 24 apr. - Le maggiori societa' scientifiche hanno gia' espresso, nelle scorse settimane, parere contrario alla notizia della sentenza del Tribunale di Rimini che attribuisce l'insorgenza dell'autismo alla somministrazione del vaccino trivalente contro morbillo, rosolia e parotite (MPR), accogliendo il ricorso di una coppia di genitori.
E ora la Societa' Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) vuole rassicurare i genitori, spiegando i motivi per i quali non puo' essere seriamente preso in considerazione alcun legame tra l'insorgenza della sindrome autistica e la somministrazione del vaccino trivalente. A tal proposito, la SIPPS ha scritto un articolo, grazie al contributo del Professor Luciano Pinto (direttivo SIPPS), e del Dottor Giuseppe Di Mauro (presidente SIPPS) che ricostruisce, con dovizia di particolari, l'iter che ha condotto alla formulazione della sentenza e che dimostra, attraverso un'accurata Bibliografia, l'infondatezza scientifica di tale sentenza. "Leggendo la sentenza- scrive la SIPPS- sorge naturale il domandarsi quali sono i dati di cui e'a conoscenza il medico legale, in quale periodo e' cessata la sua ricerca della letteratura scientifica, ed in quale data ha depositato in Tribunale la sua perizia. L'esistenza di una associazione tra vaccinazione MPR ed autismo era stata avanzata nel 1998 da Wakefield et al. in un articolo pubblicato su Lancet, inerente 12 bambini con enterocolite cronica ed alterazioni regressive delle sviluppo: in 8 bambini affetti da autismo, l'insorgenza dei problemi comportamentali sarebbe stata temporalmente collegata a questa vaccinazione". E "sebbene fosse stato pubblicato come rapporto iniziale e fosse accompagnato da un commento critico, l'articolo ebbe una larga diffusione. Il mondo scientifico reagi' attraverso numerose lettere pubblicate da Lancet che denunciavano gli errori metodologici dell'articolo ed i rischi per la salute pubblica derivanti dalla diffusione di queste notizie". Nel 2004 "si diffusero le prime notizie sull'esistenza di un conflitto di interessi, e 10 dei 12 coautori della pubblicazione hanno formalmente ritrattato l'interpretazione. Viene da chiedersi se il Ctu che ha assistito il giudice di Rimini nel corso del procedimento conclusosi con la deposizione della sentenza il 15 marzo 2012, sia mai venuto conoscenza di questi fatti e, nel caso, per quale motivo non ne abbia edotto il magistrato".
(Ami/ Dire)