BELLUNO, PRETE STRINGE MANO A LIBICI: MAMMA PROTESTA
"NON DIA LA COMUNIONE A MIO FIGLIO, POTREBBE PRENDERE MALATTIE".
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 30 set. - "Non deve mai piu'
permettersi di dare la comunione a mio figlio, prenderebbe
malattie". Piu' o meno questo il senso della protesta di una
mamma di Santo Stefano, provincia di Belluno, scrive il
Gazzettino, che si e' rivolta al sindaco dopo aver visto il il
parroco salutare con una stretta di mano 15 profughi libici (in
tutto erano pero' 90) arrivati in paese il 14 maggio e invitati a
pregare in Chiesa dove sono arrivati accompagnati dal sindaco
Alessandra Buzzo.
Il gesto della stretta di mano, mentre gli immigrati venivano
presentati alla Comunita', non ha evidentemente trovato tutti
d'accordo. Racconta il sindaco: "Il giorno dopo una mamma del
paese e' venuta a lamentarsi direttamente da me dicendo che il
parroco non avrebbe mai piu' dovuto permettersi di dare la
comunione a suo figlio dopo aver stretto la mano a loro, neri".
La signora, spiega il primo cittadino di Santo Stefano, "faceva
parte del gruppo di mamme che da giorni, dopo l'arrivo dei
profughi, ogni mattina si presentava davanti al municipio per
chiedere quando se ne sarebbero andati. La palestra in cui li
abbiamo ospitati e' vicina a una scuola, cosi' hanno consigliato
ai loro bambini di starci lontano, di passare altrove, per
evitare di prendere malattie".
Sorpreso Don Diego Saviane: "Casco dalle nuvole a quella messa
ovviamente ero presente, l'ho celebrata io- dice al Gazzettino-
io ho accolto quei ragazzi con il cuore in mano, insieme alla
comunita' sottolineando la bellezza e la ricchezza di poterli
avere tra noi". Intervenuto sull'argomento anche Don Antonio
Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana: "Questo e' il
cristianesimo d'appartenenza. Come si fa a essere cristiani nella
quotidianita' e non conoscere le parole uguaglianza e
accoglienza? Ignorarle e' tradire il vangelo". Sottolinea Don
Sciortino: "Ora invece il massimo dell'accoglienza e' la
tolleranza, che e' un passo verso l'esclusione, la xenofobia. E
si' che basterebbe ricordarci di quando gli albanesi eravamo noi".
(Wel/ Dire)
|