SVIMEZ: IN 10 ANNI HANNO LASCIATO IL MERIDIONE IN 600.000
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 27 set. - Nel 2010 gli occupati
in Italia sono stati 22 milioni 872mila unita', 153mila in meno
rispetto al 2009, di cui 86.600 nel solo Mezzogiorno. "Ma la vera
e propria emergenza e' tra i giovani. Nel Mezzogiorno, il tasso
di occupazione giovanile (15-34 anni) e' giunto nel 2010 ad
appena il 31,7% (nel 2009 era del 33,3%): praticamente al Sud
lavora meno di un giovane su tre.
Situazione drammatica per le giovani donne, ferme nel 2010, al
23,3%, 25 punti in meno rispetto al Nord del Paese (56,5%)". È
quanto emerge dal Rapporto 2011 dello Svimez, l'associazione per
lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno.
È come se "la 'debolezza' sul mercato del lavoro- continua lo
Svimez- legata in tutto il Paese alla 'condizione giovanile', al
Sud si protraesse ben oltre l'eta' in cui ragionevolmente si puo'
parlare di 'giovani'. Dal brain drain, cioe' dalla 'fuga dei
cervelli', il drenaggio di capitale umano dalle aree deboli verso
le aree a maggiore sviluppo, siamo ormai passati al brain waste,
lo 'spreco di cervelli', una sottoutilizzazione di dimensioni
abnormi del capitale umano formato che non trova neppure piu' una
valvola di sfogo nelle migrazioni".
In seicentomila hanno lasciato il Sud, mentre nei prossimi 40
anni il Mezzogiorno diventera' spopolato e ancora piu' povero.
Sono alcuni dei dati forniti dallo Svimez che ha presentato il
Rapporto 2011.
Nel 2009, spiega l'associazione per lo sviluppo dell'industria
nel Mezzogiorno, sono partiti dal Sud in direzione del
Centro-Nord "circa 109 mila abitanti. Riguardo alla provenienza,
in testa per partenze la Campania, con una partenza su tre
(33.800); 23.700 provengono dalla Sicilia, 19.600 dalla Puglia,
14,200 dalla Calabria. In direzione opposta, da Nord a Sud,
67mila persone". Mentre la regione piu' attrattiva per il
Mezzogiorno "resta la Lombardia, che ha attratto nel 2009 quasi
un migrante su quattro, seguita dalla Lombardia. In Abruzzo,
Molise e Campania la prima regione di destinazione resta il
Lazio. I migranti sono soprattutto uomini, anche se il Lazio e'
una regione che attrae piu' donne. Riguardo al titolo di studio,
i laureati sono il 21%, e le regioni che ne attraggono di piu'
sono la Lombardia e il Lazio".
Inoltre "dal 2000 al 2009 583mila persone hanno abbandonato il
Mezzogiorno. A livello locale, le perdite piu' forti si sono
registrate a Napoli (-108mila), Palermo (-29mila), Bari e Caserta
(-15mila), Catania e Foggia (-10mila). Colpiti anche Torre del
Greco (-19mila), Nola e Aversa (-11mila), Taranto (-13mila). Ad
attrarre manodopera, Roma (+66mila), Milano (+50mila), Bologna
(+31mila), Reggio Emilia, Parma e Modena (+13mila), Bergamo e
Torino (+11mila), Firenze e Verona (+10mila)".
Negli ultimi tempi, pero', secondo quanto risulta allo Svimez per
la crisi si inizia a non partire piu'.
"Nel 2010- infatti- i pendolari di lungo raggio da Sud a Nord
sono stati 134mila, di cui 121mila diretti al Centro-Nord e oltre
13mila all'estero. Nel biennio 2008-2010, per effetto della
crisi, i pendolari di lungo raggio si sono ridotti del 22,7%, in
valori assoluti circa 40mila in meno del 2008. Pur diminuendo in
valori assoluti, e' cresciuta pero' la componente laureata: dal
2004 sono stati il 6% in piu' del totale, a testimonianza
dell'incapacita' dell'area di assorbire manodopera qualificata.
In totale, nel 2009, oltre il 54% aveva un titolo di studio
medio-alto. I laureati emigrano soprattutto da Molise(27,8% del
totale), Abruzzo (26,6%) e Puglia (24,8%). La maggior parte
lavora nel settore industriale (56%)".
Non solo. La crisi, infatti, contribuirebbe ad un Mezzogiorno
sempre piu' 'vecchio'. "Nei prossimi venti anni il Mezzogiorno
perdera' quasi un giovane su quattro, nel Centro-Nord oltre un
giovane su cinque sara' straniero- dice lo Svimez- Nel 2050 gli
under 30 al Sud passeranno dagli attuali 7 milioni a meno di 5,
mentre nel Centro-Nord tale saranno sopra gli 11 milioni. La
quota di over 75 sulla popolazione complessiva passera' al Sud
dall'attuale 8,3% al 18,4% nel 2050, superando il Centro-Nord
dove raggiungera' il 16,5%. Le cause? Bassa natalita',
bassissima attrazione di stranieri, emigrazione verso il
Centro-Nord e l'estero". Quindi il rischio e' quello di un vero e
proprio "'tsunami' demografico: da un'area giovane e ricca di
menti e di braccia il Mezzogiorno si trasformera' nel corso del
prossimo quarantennio in un'area spopolata, anziana, ed
economicamente sempre piu' dipendente dal resto del Paese".
(Wel/ Dire)