(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 28 ott. - Gli asili nido sono un
servizio fondamentale per favorire l'occupazione femminile. Ma in
Italia in media il 25% dei bambini resta in lista d'attesa. Oltre
il calcolo matematico, la realta' in molte citta' puo' essere ben
piu' grave e la copertura del servizio e' segnata da grandi
disparita' sul territorio nazionale. A Siracusa il 79% dei bimbi
resta in lista d'attesa, a Palermo il 78%, a Treviso il 75%, a
Ragusa il 64% e a Crotone il 60%. Sono le prime cinque citta' in
cui e' piu' difficile mandare i figli al nido comunale, secondo
statistiche del ministero dell'Interno su domande presentate e
domande soddisfatte nel 2009, riprese dall'indagine di
Cittadinanzattiva.
In base agli stessi dati, a Roma il 31% dei bambini e' risultato
in lista d'attesa e a Milano soltanto l'1%. Facendo un confronto
tra i posti disponibili e la potenziale utenza (numero di bambini
in eta' 0-3 anni) in media in Italia la copertura del servizio e'
del 6,2% (percentuale che sale all'11,7% se consideriamo solo i
capoluoghi di provincia). Guardando alle Regioni nel complesso,
il dato sale a un massimo del 15,7% in Emilia Romagna ed un
minimo dell'1% scarso in Calabria e Campania.
Cifre lontane dall'obiettivo comunitario del 33% per la
copertura del servizio, fissato dall'Agenda di Lisbona. L'Italia
sconti grandi ritardi rispetto al resto dei paesi europei, dove
in pole position ci sono Danimarca, Svezia e Islanda con una
copertura del 50% dei bambini di eta' inferiore ai tre anni. Sono
seguiti da Finlandia, Paesi Bassi, Francia, Slovenia, Belgio,
Regno Unito e Portogallo (con valori tra il 50% e il 25%).
Percentuali comprese tra 25 e 10% si registrano, oltre che nel
nostro Paese, in Lituania, Spagna, Irlanda, Austria, Ungheria e
Germania.
In ambito europeo, la mancanza di asili nido e' vista come un
disincentivo alla partecipazione delle donne al mercato del
lavoro, per questo l'obiettivo del 33% di copertura per gli asili
nido (bimbi da zero a tre anni) e' stato ribadito nelle linee
guida per l'occupazione (2008-2010). "L'inadeguato sviluppo dei
servizi per la prima infanzia e' strettamente connesso alla
visione tradizionale della cura dei bambini, delegata
esclusivamente alla famiglia. I nidi di infanzia sono presenti
soprattutto nelle aree cittadine e rappresentano una sorta di
ultima spiaggia per i genitori entrambi lavoratori" scrivono i
curatori del rapporto di Cittadinanzattiva.
Il dossier cita un altro rapporto, "Doing Better for Family",
pubblicato dall'Ocse nell'aprile 2011, che ha analizzato la
condizione delle famiglie dei 34 Paesi Membri e da cui viene
fuori che in Italia c'e' bisogno di piu' politiche per conciliare
lavoro e famiglie. Il nostro Paese risulta caratterizzato da un
basso tasso di occupazione femminile, da un basso tasso di
natalita' e da un alto rischio di poverta' infantile. Questo
perche' da un lato risulta molto difficile conciliare lavoro e
figli, mentre dall'altro occorrerebbe una maggiore occupazione
dei genitori per ridurre il rischio di poverta' infantile.
"Rispetto a molti altri Paesi membri, le donne italiane risultano
piu' in difficolta' nel conciliare figli e lavoro, e cio'
comporta spesso il dover scegliere tra avere un lavoro o avere
dei figli" si legge nel dossier. Il risultato di questa
situazione e' un basso tasso di natalita' (pari secondo l'Istat
nel 2010 a 1,41 figli per donna) e un basso tasso di occupazione
femminile (pari al 48% contro una media Ocse del 59%). I giovani
italiani anche per avere una posizione lavorativa piu' stabile,
spesso posticipano l'eta' in cui avere un figlio, col rischio di
non poterne piu' avere. In Italia ci sono molte donne senza
figli, piu' che altrove. Ad esempio quasi una donna su quattro di
quelle nate nel 1965 non ha figli, contro una su dieci di quelle
francesi nate nello stesso anno.
(Wel/ Dire)