(DIRE - Notiziario Minori) Napoli, 18 ott. - Lo si potrebbe
definire il "welfare dei nonni", visto che in Campania i bambini
vengono sempre piu' affidati ai genitori anziani, anziche' al
sistema educativo pubblico per la prima infanzia. Lo denuncia il
portale d'informazione Napoli Citta' Sociale, con un focus (a
firma di Luca Romano) sugli asili nido nella regione, che sono
stati realizzati ma non hanno bambini, perche' non sono mai stati
inaugurati. Una sessantina le strutture, che sono ancora chiuse
perche' la Regione Campania non ha pagato i Comuni che hanno
provveduto a realizzarli in base a un piano regionale per la
prima infanzia risalente al 2008. "I trasferimenti ai Comuni non
sono avvenuti, i soldi stanziati restano dunque virtuali - scrive
il portale napoletano - E cosi' non ci sono risorse per avviare i
servizi e pagare gli stipendi degli educatori, mentre anche le
ditte edili appaltatrici rivendicano le spettanze arretrate".
La Campania e' l'ultima regione in Italia per il numero di
bambini accolti negli asili nido pubblici: appena l'1,7 per cento
rispetto a una media nazionale del 11,30%, entrambe lontane
comunque dalla soglia minima del 33 per cento fissata dall'Unione
Europea con la Carta di Lisbona del 2000. In Campania nei cinque
comuni capoluogo di provincia sono disponibili meno di tremila
posti a fronte di 4mila richieste: il 42 per cento sono respinte,
un rapporto di quasi uno a due, mentre nella media nazionale solo
una richiesta su quattro non viene accolta. La copertura rispetto
all'utenza potenziale di bimbi da zero a tre anni e' solamente
del tre per cento.
Per questo nel 2008 la Regione Campania ha varato un "Piano
straordinario per lo sviluppo dei servizi socio educativi per la
prima infanzia", stanziando circa 160 milioni di euro, l'80 per
cento dei quali derivati da fondi europei e per il resto dal
Fondo nazionale per le politiche della famiglia. "Una prima
tranche di quaranta milioni - si legge su Napoli Citta' Sociale -
e' stata messa a bando l'anno dopo per finanziare la
realizzazione di 41 servizi integrativi e sperimentali in asilo
nido gia' funzionanti e soprattutto per costruirne una settantina
di nuove strutture. Sarebbero dovuti tutti entrare a regime per
l'inizio di quest'anno scolastico. Ad oggi, pero', quelle che
hanno aperto si contano sulle dita di una mano". Il risultato e'
che solo nel 14% dei comuni campani e' in funzione un asilo nido
pubblico, a fronte di una media nazionale che si attesta oltre il
40%. Il paradosso e' che, sul fronte delle rette, la Campania e'
tra le regioni meno care in assoluto (seguita solo da Molise,
Calabria e Sicilia). La spesa si aggira infatti sui 220 euro
annui, solo il 6,4 per cento del totale (il resto e' pagato dal
comune di riferimento), mentre il dato nazionale si attesta sul
18 euro. "Questo dato non puo' farci esultare.
I numeri sono chiari: stiamo parlando di un servizio che di
fatto non esiste. In altre regioni si paghera' di piu', ma ci
sono tanti posti disponibili e il tempo pieno e' lo standard.
Invece da noi i pochi che ci sono funzionano male e spesso
offrono un servizio giornaliero di sole sei ore. In tema di asili
nido siamo la regione dell'inefficienza", spiega Michele de
Angelis, presidente della Prisma, cooperativa sociale che
gestisce asili nido e strutture polifunzionali per minori in
costiera Sorrentina. Invita a riflettere soprattutto su un dato:
in Campania la spesa media annua per bambino e' di 9 mila euro,
nel resto d'Italia si attesta sui seimila. "Nell'attesa che si
sblocchino i fondi e le strutture ultimate possano cominciare ad
accoglierli, per i bimbi campani non resta che il welfare dei
nonni".
(Wel/ Dire)