(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 14 ott. - "Cercavo uno strumento
di narrazione semplice, come una favola, che potesse raccontare
ai bambini la disabilita': un'amica scrittrice l'ha scritta e me
l'ha mandata".
E' nato cosi' "Il bambino dall'anello", fiaba scritta da
Annamaria Giustardi con le illustrazioni di Livia Saetti, dal
desiderio di Stefania Azzali, presidente dell'associazione Ring14
e madre di un bambino affetto dall'omonima sindrome, di far
capire agli altri che cosa significa avere un figlio con una
malattia come questa o con un altro tipo di disabilita' e
cercare, in questo modo di favorire l'integrazione sociale dei
bambini disabili. "Nella fiaba - racconta Azzali - l'anello e'
una metafora della disabilita'". Dopo la lettura teatralizzata
della fiaba all'Universita' di Reggio Emilia, "Il bambino
dall'anello" sara' presentato domani durante i Bibliodays della
citta'. Alla Biblioteca Panizzi (ore 10.45) di Reggio Emilia la
fiaba sara' letta dall'autrice Annamaria Giustardi e da Selene
Maggio con l'accompagnamento musicale di Andrea Catellani, e'
prevista la partecipazione di una scuola primaria per coinvolgere
i bambini e sensibilizzare il sistema scolastico sullo sviluppo
di un progetto didattico sulla disabilita'.
La fiaba come strumento di integrazione. "E' questo l'obiettivo
con cui ho scritto la storia - dice Annamaria Giustardi,
scrittrice - per favorire la comprensione ed evitare la
solitudine e l'abbandono che, spesso, caratterizzano la
disabilita'". Perche' l'obiettivo sia raggiunto, pero', e'
necessario che il libro diventi davvero uno strumento per far
capire che cos'e' la disabilita'. "Ancora non lo e' diventato -
spiega Giustardi - Il lavoro fatto e' importante, ma c'e' ancora
molta strada da fare: una possibilita' potrebbe essere quella di
coinvolgere l'universita' e gli studenti di Scienze della
formazione che dovrebbero studiare questo tipo di malattie". Per
ora, il libro e' stato presentato nella scuola del figlio di
Stefania Azzali. "E' stato un momento molto forte - racconta
Azzali - I bambini hanno fatto domande, anche quelle piu'
imbarazzanti, e abbiamo fatto un bel lavoro: ora i suoi compagni
guardano mio figlio in modo diverso, hanno ulteriormente aperto
gli occhi".
Nel libro, la fiaba e' presentata anche nella versione inglese,
perche', dice Azzali, "abbiamo molte famiglie straniere associate
e, inoltre, in questo modo puo' essere uno strumento utilizzato
anche alle medie e alle superiori". Oltre al racconto nel libro
si trovano alcune schede didattiche per la discussione in classe
della favola e i risultati dell'esperienza nella IV B della
scuola Renzo Pezzani di Reggio Emilia. Il libro e' in vendita
(offerta minima 10 euro) perche', conclude Azzali, "oltre a uno
strumento di divulgazione, ci permette anche di raccogliere
fondi".
(Wel/ Dire)