(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 11 ott. - "In questa Europa che
invecchia e che e' chiamata a riaggiornare i suoi sistemi di
protezione sociale, le nuove generazioni sono poco valorizzate e
ancor meno tutelate. In Italia piu' che altrove". Nel giorno in
cui si celebra in tutto il mondo la giornata internazionale per
il lavoro dignitoso (decent work), le Acli aprono a Londra il
loro seminario internazionale parlando di giovani e donne nel
mercato del lavoro europeo, con il sostegno del Centro europeo
per i problemi dei lavoratori (Eza) Le Acli ricordano che la
disoccupazione giovanile ha raggiunto in Europa il 21% tra gli
under 25. Il 14,4% dei cittadini dell'Unione europea ha
abbandonato la scuola prima di aver conseguito un titolo di
istruzione secondaria superiore senza seguire ulteriori percorsi
di istruzione o formazione. In Italia, la percentuale dei giovani
fuori dal circuito formativo e lavorativo sale al 21%, un giovane
su cinque. Mentre le donne registrano un tasso di disoccupazione
giovanile (28,7%) superiore di 5,4 punti percentuali rispetto ai
coetanei della stessa eta'.
Sono i dati Eurostat (e Istat), citati nel documento "Europa
2020" della Commissione europea, richiamati nel corso del
seminario delle Acli.
"La crisi sociale ed economica - scrivono le Acli nel documento
introduttivo - ha interrotto decenni di progressiva crescita del
benessere nelle diverse generazioni, in alcuni paesi bloccando la
mobilita' sociale e i percorsi di costruzione familiare e
identita' sociale. Oltre che con un minor investimento sulla loro
formazione e minori opportunita' occupazionali, giovani e donne
si trovano con un sistema di welfare assai poco attento nei loro
confronti".
"Rischia sempre piu' di affermarsi - denunciano da Londra le
Acli - una visione di welfare residuale, risarcitorio,
compassionevole, ben lontano da quel modello sociale europeo
inclusivo, che se va certo ripensato non deve essere tuttavia
smantellato nei suoi assi portanti. Continuiamo a ribadire che
senza tutela dei diritti e diffusione delle responsabilita' non
ci sara' sviluppo bensi' l'acuirsi di tensioni e conflitti
sociali che gia' ora stanno ponendo pesanti ipoteche su un
progetto di maggiore unita' e coesione per questa Europa".
Non e' un caso che si torni a parlare di lavoro dignitoso anche
all'interno dell'Europa, "dove il lavoro sempre meno garantisce
accesso alla cittadinanza e sempre meno costituisce strumento di
emancipazione. L'obiettivo della buona occupazione che la
societa' della conoscenza avrebbe dovuto garantire appare sempre
piu' lontano, soprattutto per i giovani e le donne". Non e' solo
un problema economico o sociale: "L'individualizzazione e la
precarizzazione del lavoro risultano vere e proprie minacce al
'senso' del lavoro, come costruzione personale e sociale, etica e
culturale".
"Occorre un nuovo modello di sviluppo - ribadiscono le Acli nel
documento -. Di fronte ai limiti del mercatismo liberista come a
quelli dell'economia sociale di mercato, noi proponiamo
l'economia civile, dove mercato, Stato e societa' civile
interagiscono virtuosamente e cosi' progettano strategie di
sviluppo integrato. Solo cosi' si potranno valorizzare i diritti
dei lavoratori, la produttivita' ma anche la logica del dono,
collocata come vuole la 'Caritas in Veritate', alle origini del
mercato stesso e non a valle come elemento compensativo,
conciliando l'uguaglianza fondamento di uno Stato democratico, la
liberta' regola del mercato e la fraternita' valore aggiunto
della societa' civile".
(Wel/ Dire)