(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 7 ott. - Tra le cause che in
Italia provocano la permanenza nelle famiglie di origine ci sono
anche "fattori economici come le propospettive nel mondo del
lavoro, il costo delle abitazioni, il sistema di protezione
sociale". E' quanto dice il governatore della Banca d'Italia,
Mario Draghi, nel suo intervento al Seminario dell'Intergruppo
parlamentare per la sussidiarieta' dal titolo 'Giovani e
crescita' organizzato nell'Abbazia si Spineto a Sarteano.
Draghi premette che a contribuire al fatto che i giovani non
escano di casa, al di la' degli effetti della crisi, ci sono
"moltlepici fattori di lunga durata: e' un carattere culturale
dalle radici profonde, poco sensibile ai cambiamenti economici,
politici e sociali, che sembra persistere anche per le seconde
generazioni di connazionali emigrati in contesti sociali assai
diversi come gli Stati Uniti". Ma, aggiunge, "vi contribuiscono
anche fattori economici".
Il governatore di Bankitalia spiega: "Dai primi anni novanta i
salari d'ingresso dei piu' giovani si sono ridotti in termini
reali senza essere compensati da una piu' rapida progressione
salariale nella successiva carriera lavorativa. L'impegno
legislativo degli ultimi quindici anni volto a rimuovere gli
ostacoli alle assunzioni ha moltiplicato le forme contrattuali
atipiche. In un quadro di sostanziale moderazione salariale-
continua- il numero dei giovani occupati e' cresciuto a ritmi
sostenuti riducendo progressivamente il tasso di disoccupazione
giovanile da livelli storicamente assai elevati. La maggiore
probabilita' di accesso al primo impiego per coorti di giovani
sempre piu' istruite e di dimensioni piu' contenute rispetto a
quelle del baby boom e' stata pero' controbilanciata dal
rallentamento della crescita economica e della produttivita'".
Cio', osserva Draghi, "ha peggiorato le prospettive retributive,
reso piu' discontinue le condizioni di primo impiego e allungato
i tempi di transizione verso forme di lavoro piu' stabili".
(Wel/ Dire)