L'APPELLO DEI COORDINAMENTI DELLE COMUNITA' ALLA REGIONE.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 4 ott. - I minori allontanati
dalla famiglia non devono pagare per la crisi e i tagli: e'
l'appello lanciato all'unisono da Cnca Veneto, Istituto don
Calabria, Cncm e Coordinamento delle associazioni delle case
famiglia, che insieme riuniscono la maggioranza delle comunita'
familiari ed educative venete. In una lettera aperta ai vertici
della regione i firmatari sottolineano che "la congiuntura
economica e di contrazione delle risorse non puo' lasciarespazio
a un clima di recessione culturale e di abbassamento dei livelli
di protezione per bambini e ragazzi". E ricordano che
"l'attenzione per lenuove generazioni e' un investimento e non un
costo per la collettivita', oltre che un imperativo etico".La
maggiore preoccupazione e' di un "ritorno a modelli
istituzionalizzanti in ragione di un contenimento dei costi".
Un'ipotesi in contrasto con la linea fin qui seguita dalla
regione, che e' stata tra le prime a chiudere gli istituti e che,
attualmente, vanta il minor numero di collocamenti incomunita'.
Come gli stessi firmatari fanno notare, la media italiana e' di 3
bambini in comunita' ogni mille residenti, mentre il rapporto in
Veneto e' di 2, superiore solo all'1,7 del Molise, ma ben
inferiore al 3,5dell'Emilia Romagna, al 3,7 del Piemonte, al 5,2
della Liguria, e al 3,9 della provincia diTrento.
Con il vento della crisi che soffia instancabile e' comunque
necessario che il sistema di presa in carico, comprese le
comunita', vada"verificato e razionalizzato" e i coordinamenti si
dicono disponibili a lavorare per il suo miglioramento. A patto,
pero', che cio' non avvenga attraverso il semplice taglio delle
risorse: "Il rischio tragico e' di mettereirreversibilmente in
crisi tutto il sistema di accoglienza, quindi anche lesue
eccellenze". E a patto che non si imbocchi esclusivamente la
strada dell'affidamento, perche' meno costoso e ritenuto piu' in
linea con i bisogni di un bambino: "Proporlo come unica soluzione
e' una politica demagogica che non tiene conto degli studi e dei
dati di realta'" avvertono. I limiti di questo approccio
sarebbero duplici: da un lato "l'affido non sempre e' possibile e
opportuno. Sono le fragilita', le storie di vita e i bisogni dei
bambini che impongono risposte diversificate e sempre
piu'personalizzate.Dall'altro lato, l'affido come unica opzione
avrebbe "ripercussioni negative per unsovraccarico delle
richieste eper la complessita' delle problematiche che ricadranno
sulle famiglie affidatarie".
Due sono le richieste inoltrate dal coordinamento per far
fronte al presente e gestire il futuro: la prima e' che "sia
riattivato, con urgenza, il tavolo tecnico regionale, la cui
ultima convocazione risale allo scorso anno". La seconda
richiesta e' che sia preso in considerazione il ripristino del
Fondo regionale per le politichesociali, per quanto riguarda il
sostegno a iniziative rivolte ai minori allontanati, "mettendo a
disposizione risorse adeguate".(www.redattoresociale.it)
(Wel/ Dire)