BOLOGNA, GIOCANDO S'IMPARA: 'IL GIROSCOPIO'
ALIANTI, MACCHININE, FUCILI E TROTTOLE PER CONOSCERE LA FISICA.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 4 ott. - Come funziona una leva?
Cosa cos'e' la forza centrifuga? Che cosa fa volare un aereo? Non
e' facile spiegarlo con poche parole ai bambini. Piu' semplice
farlo, soprattutto se i bambini hanno disabilita' uditive o
cognitive, attraverso trottole, piccole catapulte in legno,
paracaduti di carta, macchinine a molla e fucili a elastico. E'
l'obiettivo di 'Il giroscopio', la mostra laboratorio organizzata
dalla Fondazione Gualandi a favore dei sordi in cui i bambini
potranno anche costruire i giochi con le proprie mani. "Il gioco
e' la prima attivita' che proponiamo ai piccoli con difficolta'
uditive e sul gioco si basano molte delle nostre iniziative, dal
nido di infanzia al corso per educatori- dice Adele Messieri
della Fondazione Gualandi- Abbiamo voluto la mostra perche'
attraverso la costruzione del gioco tutti i bambini possono
avvicinarsi ai principi della scienza e della fisica, meglio di
quanto e parole possano loro spiegare". All'ex cinema Splendor
dal 7 al 26 ottobre.
Dedicata ai bambini delle scuole materne ed elementari, ma
aperta a tutte le famiglie, la mostra presenta 45 giocattoli
realizzati dal mastro giocattolaio di Ravenna Roberto Papetti e
raccolti dal pedagogisti Mario Lodi per la Casa delle arti e del
gioco di Cremona. Ci sono alianti in compensato per conoscere le
leggi del volo, barattoli-cagnolini che si muovono da soli grazie
a un elastico e un dado, strumenti musicali fatti con canne, tubi
di plastica e cartoncini, auto a molla, burattini equilibristi e
caleidoscopi. Giochi per imparare divertendosi che i bambini
potranno toccare, smontare e ricostruire. La mostra e', infatti,
anche un laboratorio con animatori, interpreti della lingua dei
segni, materiali e utensili a disposizione dei piu' piccoli che
possono portare a casa i giochi che costruiscono. "Il gioco e'
uno spazio di liberta' assoluta: nessuno puo' essere obbligato a
giocare, perche' se no non e' gioco- spiega Roberto Papetti- Nel
gioco c'e' un'emotivita' che porta verso la consapevolezza di
se', oltre a una componente importante per lo sviluppo cognitivo
e motorio. Peccato che nelle scuole se ne faccia sempre meno:
giocare significa esplorare, provare e riprovare, divertirsi
scoprendo qualcosa".
Nella mostra laboratorio le scolaresche e le famiglie potranno
cimentarsi con i giochi di una volta, quelli che i nonni
insegnavano ai nipotini. "Sono almeno 150 i giochi della
tradizione con infinite varianti, ma ora rischiano di andare
persi, soppiantati dalla Playstation- continua Papetti- Bisogna
rimettere in moto un meccanismo che si e' bloccato, quello della
trasmissione della cultura, che era legato alla strada, alla
piazza, agli spazi aperti, dove incontravi qualcuno che ti
insegnava". I giocattoli della mostra sono tutti fatti in legno e
con materiali poveri di riciclo, come elastici, cartoncini, buste
della spesa, tappi in sughero, viti, bottiglie e fili di nailon.
"Nel mondo c'e' una iperproduzione di materiali legata al
consumo, tutto ci e' dato, nessuno rifletta piu', nessuno
fantastica - conclude Papetti - ma la quantita' di scarti fuori
dal normale puo' essere una risorsa per creare giocattoli
straordinari. Chissa' che avrebbero fatto i bambini di ieri se
avessero avuto tutti i materiali che ci sono oggi...". (lp)
(www.redattoresociale.it)
(Wel/ Dire)
|