ALLE ELEMENTARI "FABIO FILZI" IL 70% DEGLI ALUNNI E' STRANIERO.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 22 nov. - C'e' tutto il mondo in
una scuola. All'istituto elementare 'Fabio Filzi' di Prato quasi
il 70% dei circa 200 studenti e' di nazionalita' straniera. Non
e' la percentuale piu' alta d'Italia, ma una delle piu' alte in
una scuola ubicata entro i confini del centro storico. E poi,
dicono i docenti dell'istituto, "questa e' la scuola d'Italia
dove c'e' piu' integrazione tra studenti italiani e studenti
stranieri".
Difficile dargli torto, soprattutto in virtu' del fatto che tutti
gli studenti vivono la multiculturalita' come un'esperienza
arricchente. La multiculturalita' come ricchezza - "Siamo
contenti di frequentare una scuola con tanti stranieri perche'
almeno impariamo le lingue" commentano alcuni alunni, mentre
altri aggiungono: "La cosa piu' bella di una scuola multietnica?
Impariamo a riconoscere le bandiere di tante nazioni". E infatti,
ad ogni parete dell'istituto, campeggiano bandiere colorate dai
ragazzi: c'e' quella della Cina (la maggioranza degli alunni
stranieri e' di nazionalita' cinese) e quella della Romania,
quella del Marocco e quella della Costa d'Avorio. E poi Algeria,
Russia, Ucraina, Nigeria. Sulla porta della sala professori c'e'
invece una piccola bandierina italiana. I docenti vengono
soprattutto dal Mezzogiorno. Faticano il doppio dei maestri
normali per insegnare le materie. Non sempre e' facile tenere il
ritmo in classi cosi' variegate, dove qualche studente conosce
soltanto dieci parole d'italiano. Per aiutarli ci sono gli
alfabetizzatori, che svolgono lezioni a parte per gli studenti
maggiormente in difficolta'. Una caratteristica, quella della
multiculturalita', che tiene alla larga molti alunni italiani,
visto che i genitori preferiscono scuole in cui ci sono
condizioni di insegnamento "normali". Ma gli insegnanti della
Filzi assicurano: "Avere tanti stranieri in classe non e' un
impedimento, anzi". "Iscrivere il proprio bambino alla Filzi -
dicono dall'assessorato all'istruzione del comune di Prato, che
ha investito molto su questa scuola - e' una sfida ad una
situazione sociale che riguarda tutti, una situazione che
rappresenta il futuro inevitabile della societa' in un mondo
globalizzato".
Lezioni specializzate - Tutti i docenti della Filzi svolgono
lezioni particolari, diverse da quelle di altre scuole. Sono le
cosiddette unita' didattiche stratificate, che gli insegnanti
preparano accuratamente a casa. "Qui l'improvvisazione non esiste
- commenta Roberta Mimi, collaboratrice della preside - Ogni
lezione e' il frutto di una meticolosa preparazione a tavolino e
i docenti hanno un'alta professionalita'".
"All'inizio della mia esperienza ero spaventata - continua Mimi -
ma adesso ho capito che la multietnicita' non crea problemi
all'educazione, ma arricchimento reciproco. I nostri ragazzi,
oltre a imparare lingue straniere, capiscono che il mondo non ha
i confini dell'aula. La Cina non e' piu' quel paese cosi' lontano
in cui era andato Marco Polo tantissimi anni fa. La Cina e' il
paese di Speng e di Simone, compagni di banco dei nostri alunni".
I racconti degli alunni - Alla scuola Filzi i bambini adottano
sin dalla piu' tenera eta' una visione piu' globale del pianeta.
Succede anche grazie a Chekue, nigeriano, che racconta sempre che
nel suo Paese doveva fare due chilometri a piedi prima di trovare
l'acqua, quella del fiume. Oppure grazie ad Alexandru, romeno,
che per dissetarsi doveva uscire di casa, attraversare due
isolati e abbeverarsi alla fontana. E poi c'e' Ali, pakistano,
che non andava a scuola con l'auto dei genitori, ma con un carro
di buoi trainato dai contadini. "Nella nostra scuola - commentano
i docenti della scuola - si hanno due interpretazioni diverse
dell'esistenza. Non c'e' soltanto il nostro Occidente, ma anche
un mondo piu' lontano e piu' sfortunato".
(Wel/ Dire)