MA NEL NOSTRO PAESE LA MAGGIOR PARTE HA SOLO IMPIEGHI SALTUARI
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 15 nov. - In Italia quattro
universitari su dieci lavorano, in media con i colleghi europei.
Ma nel nostro Paese la maggior parte ha solo impieghi saltuari,
mentre all'estero prevalgono quelli con lavori continuativi. E'
quanto emerge dall'Indagine comparata Eurostudent, presentata
dalla Fondazione Rui, finanziata dal Ministero dell'Universita' e
realizzata in collaborazione con Doxa. "Soprattutto nei Paesi
nordici e' spesso l'universita' a offrire posti -spiega Giovanni
Finocchietti, curatore della ricerca in Italia-. Fanno i
bibliotecari, i camerieri nei bar degli atenei, gli assistenti
nei laboratori". E' una settimana lunga quella degli
studenti-lavoratori: devono dedicare ai due impegni almeno 47
ore, che superano le 50 quando si e' stanno frequentando la
laurea magistrale o specialistica. "Le ore dedicate al lavoro
aumentano con l'eta' -aggiunge Giovanni Finocchietti-, perche'
l'esigenza di essere autonomi e' piu' stringente". L'indagine
viene realizzata ogni tre anni in 25 Paesi europei.
Rispetto alle generazioni precedenti, gli universitari italiani
lavorano comunque di meno. Nel 2000 ben il 54% degli studenti
aveva un impiego. "Poi con la riforma del sistema universitario
si e' scesi al 30% -spiega Giovanni Finocchietti-. Negli atenei
c'erano piu' corsi e piu' ore di didattica in classe. Ora siamo
al 39% perche' dal 2004 sono stati posti dei limiti massimi di
corsi per anno. Si e' pertanto liberato del tempo, che molti
dedicano al lavoro".Tra gli studenti di "origine sociale non
privilegiata" il 41,6% lavora, ma anche fra i figli dei laureati
quasi il 30% ha un impiego. "E' la conferma che non si lavora
soltanto per una motivazione economica", sottolinea Giovanni
Finocchietti.
Uno studente su quattro in Italia inoltre ha iniziato a
lavorare prima di iscriversi all'universita', tanto che il 13% ha
iniziato la carriera universitaria due anni dopo il diploma,
mentre l'11% ha aspettato solo un anno. Nel nord Europa queste
percentuali sono ancora piu' alte: in Danimarca, per esempio, il
38% ha atteso uno o piu' anni prima di scegliere di proseguire
gli studi. Come del resto fanno i loro colleghi irlandesi (34%),
Finlandesi (28%) e Norvegesi (24%). Nell'est Europa invece quasi
tutti gli universitari (90%) non hanno mai abbandonato gli studi,