(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 15 nov. - "Che fine faranno le
persone con disabilita' che non hanno piu' una famiglia, e che
vivono nelle case famiglia gestite dal Comune di Roma?": cosi'
Luigi Vittorio Berliri, presidente dell'associazione Spes contra
Spem, che a Roma gestisce quattro strutture per persone disabili,
si rivolge al vicesindaco Sveva Belviso, alla vigilia
dell'approvazione dell'assestamento di bilancio, in calendario
per domani. E' "un ulteriore disperato appello a nome delle case
famiglia per persone con disabilita' del comune di Roma", scrive
Berliri, che chiede: "Dobbiamo preparare un rapido programma di
dismissione degli ospiti e chiusura delle case famiglia?".
La situazione delle case famiglia, piu' volte denunciata dallo
stesso Berliri
(http://www.superabile.it/web/it/REGIONI/Lazio/News/info19746115.h
tml), e' infatti grave: "con le rette attuali - spiega Berliri -
non si possono sostenere i costi minimi per garantire il
servizio. Lei - continua - ha da poco presentato alla citta' la
riforma della assistenza domiciliare. Ebbene in quel documento,
oltre alla razionalizzazione del servizio, si garantisce una
giusta retribuzione agli operatori. Lei sa, sig. vicesindaco, che
invece, con le attuali rette comunali, alle case famiglia la
retribuzione per gli operatori e' un terzo di quanto previsto per
l'assistenza domiciliare? Non solo non si riconosce la
delicatezza del loro lavoro ma non si permette di rispettare il
minimo di qualunque contratto di lavoro esistente in
Italia".Berliri ricorda infine la mozione approvata
all'unanimita' in consiglio comunale il 28 giugno scorso, con la
quale si chiedeva di adeguare le rette del servizio. "Avevamo
sperato in una rinascita di attenzione, ma al momento ci sentiamo
soli e ingannati".
(Wel/ Dire)