DOPO IL RICORSO PRESENTATO DA DECINE DI STUDENTI-LAVORATORI
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 8 nov. - Dopo il ricorso
presentato da decine di studenti-lavoratori e insegnanti, il Tar
di Cagliari accoglie le istanze cautelari e fissa per fine
gennaio l'udienza di merito Nessun taglio, almeno per il momento,
ai corsi serali delle scuole sarde. Lo hanno stabilito i giudici
del Tar Sardegna accogliendo un'istanza cautelare presentata
dagli avvocati Riccardo Caboni, Fabio Gatti e Antonello Pais
nominati da decine di studenti-lavoratori dell'Isola che avevano
contestato la decisione dell'Ufficio scolastico regionale di non
far partire le serali per le classi prime, seconde e quarte. In
pratica, le uniche che non erano state toccate erano le terze e
le quinte, quelle indispensabili al rilascio dei diplomi. In
giudizio si e' costituito anche la Provincia di Cagliari,
attraverso l'avvocato Simonetta Garbati, a sostegno della lotta
degli studenti. Gia' il mese scorso, due istanze cautelari legate
agli istituti di Alghero e al Pertini di Cagliari erano andate in
decisione: la prima accolta, la seconda dichiarata improcedibile
perche' l'Ufficio scolastico regionale ha presentato il
provvedimento di riattivazione delle classi del Pertini. Ora e'
arrivata la decisione dei giudici del Tar Sardegna che hanno
accolto cinque cautelari di seguito, sospendendo il provvedimento
sino all'udienza di merito che si terra' a fine gennaio. "Le
istanze dei ricorrenti trovano fondamento nel diritto allo studio
(anche serale) - scrivono i giudici, ribadendo come "l'offerta
formativa non puo' trovare impedimento (soprattutto "nel corso"
dello svolgimento della carriera scolastica), dovendo il servizio
garantire, in ossequio al principio di continuita' scolastica, la
possibilita' di "completamento" del corso intrapreso". Bocciata,
almeno in via cautelare dal collegio della prima sezione
presieduto da Aldo Ravalli (a latere Alessandro Maggio e Grazia
Flaim, Consigliere) la decisione di mantenere solo due classi
attive: "Il mantenimento della sola classe terza e quinta -
concludono i giudici - esclude una parte della popolazione
scolastica impedendo la prosecuzione negli studi, violando il
principio di affidamento ed il diritto allo studio,
costituzionalmente garantito, anche per le persone adulte".
(Wel/ Dire)