ECCO LE BUONE PRATICHE CHE FAVORISCONO SOSTEGNO E INCLUSIONE.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 25 mar. - Un'iniziativa di
prevenzione per i disturbi di apprendimento dei bambini nel
comune di Parma; gruppi di sollievo per genitori con figli
disabili a Milano, consegna a domicilio dei farmaci per gli
anziani non autosufficienti a Castel Sant'Angelo, in provincia di
Rieti. Sono queste alcune delle best practice individuate nel
progetto Dse, Disability and social exclusion, i cui risultati
sono stati presentati oggi a Roma.
L'iniziativa curata dall'Isfol ha individuato le "migliori
pratiche" che sono state attuate recentemente in Italia per
favorire sostegno e inclusione sociale delle persone con
disabilita'. Obiettivo del progetto e' infatti, trasferire e
diffondere su tutto il territorio nazionale le pratiche migliori,
per livellare le forti diversita' in termini di assistenza ed
aiutare a costituire un sistema di servizi piu' omogeneo a
livello nazionale. L'indagine ha, infatti, confermato che le
persone con maggiori problemi legati alla disabilita' sono
soprattutto donne, bambini, anziani e immigrati, che trovano
pero' supporto quasi esclusivamente nella famiglia.
"La lezione piu' importante che emerge dalla realizzazione del
progetto e' il valore della sperimentazione e dell'innovazione
che si puo' trovare a livello territoriale - sottolinea Isabella
Menichini, coordinatrice del progetto Dse - L'iniziativa sposa
l'idea di un welfare sussidiario, quella cioe' di creare una rete
di partner pubblici e privati, e si inquadra nel percorso di
arrivo a un sistema federalista che in questo campo trova una sua
realizzazione massima". Le buone pratiche, ha spiegato Menichini,
sono state misurate in base alla classificazione Icf e sono state
poi valutate nel rispetto dei principi cardine della convenzione
Onu sui diritti delle persone con disabilita'. Il progetto Dse,
secondo Lorenzo Malagola, capo della segreteria tecnica del
ministro Sacconi e' "l'esempio di come, quando si fa rete, si
possono ottenere risultati utili".
"L'Italia dimostra di essere in linea con le indicazioni della
convenzione Onu, avendo recepito a pieno il metodo di lavoro e
gli strumenti per implementare le proprie politiche- aggiunge-
attraverso l'Osservatorio metteremo poi a fattor comune i
risultati di questa ricerca per esportare i migliori risultati su
tutto il territorio nazionale ma anche a livello internazionale".
"È importante la bussola che e' stata scelta per questo
progetto- ha aggiunto Pietro Barbieri, presidente della Fish-
cio' che e' interesse di un' istituzione o di un lavoratore non
sempre coincide coi diritti delle persone con disabilita'. Esiste
un meccanismo di abusi nell'utilizzo delle risorse del paese ma
e' necessario muoversi all'interno dei criteri della convenzione
Onu, come la non discriminazione, l' uguaglianza delle
opportunita'. Bisogna cioe' attuare il passaggio dall'
integrazione a una reale inclusione sociale". Il presidente della
Fish ha poi polemizzato col settimanale Panorama, in edicola
quella settimana, che lancia in copertina l'inchiesta sui
"disabili scrocconi". "L'idea che emerge e' che non siamo
portatori di un diritto ma un peso per la comunita'- continua
Barbieri-. Non neghiamo il sistema di abusi, ma in questo caso ci
sono dati falsi strumentali a un ragionamento politico. L'Italia
e' il paese nell'Ue a 15 che spende meno in politiche sociali,
addirittura meno della Polonia".
Anche Anna Maria Comito, Presidente Coface Handicap
(l'associazione delle famiglie disabili europee) presso la
presidenza del Consiglio dei ministri, ha evidenziato la
solitudine in cui spesso si trovano le famiglie che vivono con
una o piu' persone disabili. "Da un'indagine che abbiamo svolto
in Calabria, ossia la regione a piu' alto tasso di disabilita' -
afferma - e' emerso che l'88% delle famiglie si sente sola e
abbandonata per la mancanza di servizi. Le famiglie hanno
difficolta' a reperire le informazioni ed e' sempre piu' diffuso
il sentimento emarginazione, soprattutto per la mancanza dei
servizi e l' indifferenza da parte istituzioni e cittadini. Sulla
stessa linea anche Angelo Gianfranco Bedin, responsabile progetti
di sviluppo della Fondazione Don Carlo Gnocchi e curatore del
volume che raccoglie le buone pratiche censite dal progetto DSE:
"E' emerso che ancora oggi le famiglie italiane con disabili
soffrono una forte solitudine. Ci sono magari ottimi servizi in
generale, ma e' necessario porre un accento maggiore sul sostegno
alle famiglie". Piu' in generale, Bedin spiega poi l'importanza
dell'individuazione delle cosiddette "best practices" a favore
delle persone con disabilita': "L'obiettivo del progetto e'
capire quale sia il vantaggio nello stare insieme ad altre
persone, quale linguaggio e modalita' dobbiamo adottare per
favorire l'inclusione e quanto giocano positivamente le emozioni
e l'ambiente. Una buona pratica e' proprio quella che consente,
attraverso un lavoro di supporto e di sostegno, di offrire
condizioni di vita che si avvicinino il piu' possibile al vivere
quotidiano anche con una disabilita'".
(Wel/ Dire)