(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 25 mar. - "Il sistema della
giustizia penale minorile ha retto e non e' stato investito dal
disastro del carcere per adulti". Con queste parole il presidente
dell'associazione Antigone Patrizio Gonnella ha presentato il
rapporto "Minori dentro", frutto di due anni di osservazione
diretta dell'intero sistema della giustizia minorile. Un
disastro, ha osservato Gonnella, provocato da precise scelte
politiche e legislative, da cui non si puo' prescindere per
capire come mai gli istituti per minori non hanno subito lo
stesso andamento verso condizioni insostenibili. "La giustizia
minorile ha retto alle varie campagne securitarie messe in atto -
ha detto Gonnella - e in effetti la detenzione dei minori si
presenta come ultima ratio, anche se ci sono stati dei tentativi
come si ipotizzo di abbassare l'eta' dell'imputabilita'". Inoltre
secondo Gonnella "va notato che nel tempo i tassi di criminalita'
minorile non sono minimamente aumentati, nonostante il prevalere
di una risposta di tipo pedagogico, cosi' che l'approccio meno
repressivo non ha avuto riscontri negativi per la sicurezza
pubblica".
Gonnella ha descritto come generalmente buone le condizioni
degli istituti per minori, anche se ci sono ancora criticita' e
problemi da risolvere. "Rispetto alle denunce - ha detto Gonnella
- c'e' una maggiore presenza di rom e stranieri negli istituti
penali per minori: questo si puo' spiegare con i minori strumenti
di difesa e con la mancanza di adeguati strumenti di recupero
adatti agli stranieri, innanzi tutto le strutture per il loro
collocamento" per poter disporre pene alternative alla
detenzione. L'approccio pedagogico e volto al recupero e'
risultato utile anche per prevenire recidive, secondo il deputato
Idv Federico Palomba, che da magistrato e' stato anche presidente
del tribunale per i minorenni della Sardegna: "In effetti le
ricadute tendono a diminuire quando c'e' attenzione da parte
delle istituzioni. Percio' e' stato positivo essere riusciti a
superare la cultura dell'automatismo della sanzione con quella
della presa in carico da parte delle istituzioni".
L'indagine pone inoltre l'attenzione sull'assenza di un
ordinamento giudiziario per i minorenni, nonostante fosse stato
previsto gia' dalla riforma del 1975. "Questa lacuna crea
numerosi problemi - ha dichiarato il curatore del rapporto
Alessio Scandurra - in particolare perche' nell'ordinamento per
gli adulti sono state introdotte misure che hanno limitato
l'accesso alle misure alternative al carcere, e questo poi crea
conseguenze anche sui minori, come nel caso della legge
Cirielli". Osservazioni condivise anche dalla deputata radicale
Rita Bernardini, che ha parlato di una grave lacuna da colmare:
"Mi assumo l'impegno - ha detto - di fare quello che in 36 anni
non e' stato fatto, ma bisogna farlo con l'apporto di esperti del
mondo dei minori". Bernardini ha lamentato uno scarso
collegamento tra le carceri minorili e le istituzioni esterne,
innanzi tutto comuni e regioni, collegamento che sarebbe utile
per il reinserimento dei ragazzi. La deputata radicale ha
sottolineato la necessita' di creare opportunita' di lavoro: "Se
davvero vogliamo evitare le recidive da parte di questi ragazzi,
dobbiamo dare loro la possibilita' di vivere in un altro modo", e
a tal fine potrebbe essere utile creare occasioni di incontro con
l'imprenditoria e gli artigiani locali.
(Wel/ Dire)