(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 1 mar. - Un viaggio di 96 giorni
attraverso tutte le regioni italiane e all'estero, per un totale
di 17.440 chilometri da percorrere, e 123 tappe in cui sono
previste iniziative in piu' di 30 proprieta' confiscate,
dibattiti, convegni, testimonianze di familiari di vittime di
mafia, incontri con la cittadinanza, cene della legalita' con i
prodotti delle terre confiscate, concerti, spettacoli, animazioni
nelle piazze e nelle scuole. E' questa la Carovana antimafie
2011, che nell'anno che celebra i 150 anni dell'unita' d'Italia
sceglie anche questa chiave di lettura per un'iniziativa giunta
ormai alla sedicesima edizione e promossa da Libera, Arci e
Avviso pubblico, con la collaborazione di Cgil, Cisl e Uil e il
contributo dell'Unione europea. "Sono 150 anni dall'unita'
d'Italia, sono 150 anni di presenza criminale mafiosa nel nostro
Paese, ma anche 150 anni di lotte contro la violenza criminale",
spiega don Ligi Ciotti, presidente del coordinamento nazionale
antimafia Libera.
"L'Italia oggi- afferma don Ciotti- non e' divisa, ma certo e'
diseguale: la nostra Costituzione non parla di nord e sud, ma di
un paese saldato dai diritti e rafforzati dai doveri. Il primo
testo antimafia e' la Costituzione". Un documento, secondo
Ciotti, da rendere effettivo innanzi tutto diffondendone la
conoscenza, nell'ottica di una valorizzazione della cultura come
"strumento necessario per combattere e sconfiggere le mafie", in
particolare a scuola. Per contrastare le mafie "c'e' bisogno del
contributo di tutti- ricorda don Ciotti- e il senso della
Carovana e' proprio quello di spostarsi in gruppo, far incontrare
e mettere in collegamento le tante realta' che si danno da fare
in Italia e all'estero". Inoltre Ciotti parla dell'importanza
della scuola pubblica, che "deve essere sostenuta" e ricorda che
in tanti anni di impegno, sono stati molti i successi ottenuti,
come la legge sulla destinazione alla societa' civile dei beni
confiscati ai criminali, "ma ci sono ancora molte ombre, come il
problema dell'ipoteca bancaria, che blocca la ridestinazione di
molti beni confiscati alla societa' civile".
Anche il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso,
sottolinea il valore della ricorrenza nazionale di quest'anno:
"E' vero che i garibaldini partirono in mille- dice- ma
arrivarono in Toscana che erano gia' decine di migliaia, perche'
il germe della ribellione ai Borbone era gia' nell'aria. Oggi
come allora si svegli ora la voglia di alzare la testa, in
particolare tra i giovani. Per questo il ruolo della cultura e
della scuola e' fondamentale".
Un'idea ribadita anche dal presidente dell'Arci nazionale Paolo
Beni, che parla del pericolo che la crisi doventi un occasione di
prosperita' per le mafie, in mancanza di adeguate politiche
sociali.
(Wel/ Dire)