(DIRE - Notiziario Minori) Imola, 27 mag. - "Cosa vuole fare tuo
padre, portarti in Pakistan?". "Uccidermi". "Tu credi che sarebbe
capace?". "Si'". È una delle testimonianze piu' estreme raccolta
dalla ricerca sui matrimoni forzati condotta dall'associazione
Trama di terre. Protagonista una 18enne pachistana, fuggita da
casa e ora ospitata in un centro antiviolenza. La violenza,
fisica o psicologica, e' il minimo comune denominatore nelle 33
storie raccolte dall'associazione attraverso interviste a
vittime, mediatrici culturali e operatori dei servizi sociali.
Tanto che l'associazione lancia una proposta: "Estendere
l'articolo 18, che prevede il permesso di soggiorno per ragioni
umanitarie, anche alle ragazze costrette ai matrimoni forzati",
spiega Barbara Spinelli, avvocato e consulente di Trama di terre.
Un auspicio condiviso e rilanciato dalla presidente
dell'associazione Tiziana Dal Pra.
Non sempre pero' si tratta di violenza fisica. "La maggior
parte (delle ragazze) non era stata fisicamente percossa-
racconta una delle mediatrici intervistate nella ricerca- pero'
lo era stata psicologicamente. Per cui la solitudine, l'abbandono
della famiglia, il condannare il resto della famiglia alla
vergogna... Minacce emotive profondamente legate alla cultura
d'origine, e poi sempre la minaccia di rimandarle al paese
d'origine". Non e' cosi' semplice pero' riconoscere la violenza
psicologica. "La posizione comune- racconta un'altra mediatrice-
e' quella di considerarla violenza quando la donna lo vive come
tale, la racconta come tale. Quando riesce a percepirla". Ma il
limite e' molto fragile, "ci siamo rese conto che la violenza
emotiva nella famiglia e' perpetuata continuamente nei confronti
dei figli".
Secondo la Dal Pra, "la scuola e' il primo luogo dove le
ragazze cominciano ad assumere comportamenti occidentali: spesso
e' da qui che scaturisce la ribellione e iniziano i contrasti con
la famiglia". E spesso e' dalla scuola che arrivano le
segnalazioni di matrimoni forzati. "Ci sono casi- spiega la
presidente di Trama di terre- in cui le ragazze si confidano con
la professoressa preferita, dicendo che devono lasciare la scuola
e tornare nel paese d'origine per sposarsi". Ma anche per chi
decide di reagire alla decisione della famiglia, il percorso non
e' facile. "Spesso le ragazze non sanno a chi rivolgersi-
continua Spinelli- una mancanza di informazioni che determina un
sommerso altissimo".
Dal 2009 pero' l'associazione ha registrato un aumento di
richieste d'aiuto, "perche' dare delle risposte determina una
maggiore richiesta". A rendere difficile gli interventi e' il
sequestro dei documenti da parte delle famiglie alle ragazze.
"Cosi' parte un iter burocratico che ostacola la 'liberazione'
della ragazza- spiega la Dal Pra- diventa impossibile agire in
maniera tempestiva".
Come affrontare e contrastare il fenomeno? Il punto si fara'
nel seminario "Per forza, non per amore" organizzato da Trama di
terre sabato 28 maggio a Imola. Alla giornata sara' presente
anche il sindaco di Novellara, Raoul Daoli, uno dei Comuni della
regione a piu' alto tasso d'immigrazione. "Si tratta di un evento
nuovo per l'Italia- spiega Dal Pra- si pensa che l'immigrazione
nel nostro paese sia giovane e fresca, invece ci sono gia' molte
famiglie ormai stanziali: questi problemi ci riguardano, anche
perche' l'Emilia Romagna e' la regione che ha il tasso piu' alto
di immigrazione stabile".
Nata come centro intercultrale, dal 2000 l'associazione ha
aperto anche alloggi per donne e minori in difficolta'. Per le
donne vittime di violenza Trama di terre ha anche una casa
protetta (concessa dal comune in una localita' segreta). (Dires -
Redattore Sociale)
(Rer/ Dire)