TORINO, SEMINARIO PER VEDERE 'AL DI LÀ DELLE DIVERSITÀ'
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 27 mag. - Per fare la scelta di
adottare un bambino 'difficile', 'diverso' non bastano
motivazioni di impegno civile, di stare 'dalla parte degli
ultimi': serve che scatti un coinvolgimento interiore che
permetta di vedere al di la' della 'diversita''. E non puo'
essere che un incontro a determinare la scelta: una famiglia
viene a conoscenza, attraverso i canali piu' diversi, della
storia di un bambino e si lascia interrogare. Cosi' puo' iniziare
un'esperienza, un cammino certamente faticoso, ma che puo' dare
la gioia di vivere a un bambino al di la' della sue oggettive
menomazioni e molta ricchezza alla famiglia che lo ha accettato.
Sono questi alcuni degli aspetti trattati dal seminario 'Come
sostenere le adozioni difficili. Il ruolo delle istituzioni e
delle associazioni', promosso da Cismai, Fondazione Paideia e
Anfaa a Torino e svoltosi ieri pomeriggio alla Fondazione Paideia
in Piazza Solferino.
Al centro del seminario anche la comunita', la rete di
relazioni, il 'villaggio' che, parafrasando un proverbio del
continente africano, e' necessario per far crescere ogni bambino
ma che, nel caso di bambini con problemi, assume una rilevanza
ancora maggiore: "Non si puo' pensare che l'adozione di un
bambino 'diverso' possa riuscire fidando solo sulla
disponibilita' della famiglia - dicono i promotori - : e'
indispensabile poter contare su una rete di rapporti umani e
sociali intorno ad essa che arricchisca la vita del nucleo
familiare e ne impedisca l'isolamento. La loro disponibilita'
deve essere accompagnata e sostenuta da tutta la societa' civile
e, in primo luogo, dalle istituzioni".
A questo proposito i promotori del seminario ricordano la
normativa: il comma 8 dell''art. 6 della legge 149/2001 recita:
"Nel caso di adozione dei minori di eta' superiore a dodici anni
o con handicap accertato ai sensi dell'articolo 4 della legge 5
febbraio 1992 n.104, lo Stato, le Regioni e gli enti locali
possono intervenire nell'ambito delle proprie competenze e nei
limiti delle disponibilita' finanziarie dei rispettivi bilanci,
con specifiche misure di carattere economico, eventualmente anche
mediante misure di sostegno alla formazione e all'inserimento
sociale, fino all'eta' di diciotto anni degli adottati» e quindi
purtroppo non impegna le istituzioni a fornire gli aiuti previsti
in quanto gli stessi sono subordinati alle "disponibilita'
finanziarie dei rispettivi bilanci".
Ad oggi, ricordano ancora Cismai, Paideia e Anfaa, l'unica che
abbia assunto provvedimenti per rendere operative queste
disposizioni e' la Regione Piemonte, erogando - alle famiglie di
97 minori seguiti fino ad ora - attraverso gli enti gestori degli
interventi assistenziali un contributo spese equiparato a quello
per l'affidamento familiare a favore dei genitori adottivi di
minori sopra i 12 anni o con handicap accertato, sino alla
maggiore eta'.
(Wel/ Dire)