(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 24 mag. - Cambiano profondamente
anche le direttrici dei flussi di aiuto: crescono quelli rivolti
alle famiglie con almeno un minore di 14 anni e madre occupata,
le quali dal quinto posto nella graduatoria delle famiglie
aiutate nel 1983, guadagnano la prima posizione (37,5%);
diminuiscono, invece, gli aiuti informali rivolti alle famiglie
con ultraottantenni. Al contempo, diminuisce il peso delle ore
dedicate dalla rete informale all'assistenza di adulti e alle
prestazioni sanitarie, mentre aumentano quelle rivolte alla cura
dei bambini, che rappresentano ora il 40% del totale.
Afferma l'Istat: "Dopo il forte calo registrato tra 1983 e 1998,
la quota di famiglie che riceve sostegno dalle reti informali
registra una sostanziale stabilita'. Crescono pero' le famiglie
che si avvalgono di servizi di assistenza o di aiuti economici da
parte di enti pubblici (dal 2,8 del 1998 al 6,9%) e di servizi a
pagamento (dall'8,9 al 9,6%)". Se il Nord-est spicca per una rete
di aiuto informale piu' diffusa e attiva, il Mezzogiorno appare
particolarmente penalizzato da una rete piu' esigua (con meno
care giver e meno famiglie aiutate) pur a fronte di bisogni
derivanti da una poverta' materiale piu' diffusa e da peggiori
condizioni di salute della popolazione anziana.
Sempre l'Istat: "Nel corso del tempo e' poi aumentata in misura
considerevole la quota di popolazione anziana, anche grazie alle
migliori condizioni di vita; cio' ha incrementato la percentuale
di chi, pur anziano, si attiva all'interno delle reti di aiuto
informale. Nel contempo, e' cresciuta anche quella degli
ultraottantenni (i cosiddetti "grandi anziani") con nuovi bisogni
di assistenza. Si e' ridotto, inoltre, il numero di componenti
della famiglia a causa della diminuzione delle nascite,
dell'aumento della speranza di vita nelle eta' anziane e
dell'instabilita' coniugale". Se, quindi, si tiene conto della
maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e
dell'aumento della speranza di vita, risulta evidente come la
rete di parentela sia diventata sempre piu' "stretta e lunga":
ogni potenziale care giver ha, cioe', meno persone con cui
condividere l'aiuto nella rete di parentela, meno tempo da
dedicare agli altri e un maggior numero di persone bisognose di
aiuto per un periodo piu' lungo dell'esistenza.
In questo quadro assume particolare rilevanza il ruolo delle
nonne che, tuttavia, secondo l'Istat, "considerato anche
l'innalzamento dell'eta' pensionabile, avranno sempre maggiori
difficolta' ad assolvere ai compiti che sono loro assegnati,
schiacciate tra la cura dei nipoti, quella dei genitori anziani,
spesso non autosufficienti, e, a volte, dei figli grandi ancora
presenti in casa. L'auspicata crescita dell'occupazione femminile
e il presumibile prolungamento dell'attivita' lavorativa fara'
si' che le nuove nonne avranno meno tempo da dedicare
all'assistenza e alla cura degli altri membri della famiglia,
cosicche' il mutuo sostegno tra le generazioni di madri e di
figlie diventera' sempre meno agevole".
(Wel/ Dire)