EMILIA-ROMAGNA, CGIL: CHIESTI 350 DOCENTI, POCHI
'REGIONE, PROVINCIA E COMUNE SI FACCIANO AVANTI, TOCCA A LORO'
(DIRE - Notiziario Minori) Bologna, 29 lug. - Il direttore
regionale ha chiesto al ministero 350 docenti in piu' per coprire
le carenze di insegnati nelle scuole dell'obbligo in
Emilia-Romagna, dalle elementari alle superiori. Lo rende noto la
Flc-Cigl al termine dell'incontro di oggi pomeriggio con
l'Ufficio scolastico regionale (Usr). "E' meglio che niente, ma
non bastano- commenta il segretario regionale Raffaella Morsia-
350 docenti possono servire tutt'al piu' a tamponare le
illegalita' piu' macroscopiche, come quella sulla sicurezza delle
aule, sulla formazione delle classi e un minimo di tempo scuola".
Per Morsia il punto ormai e' di non ritorno.
"L'Emilia-Romagna ha resistito lungamente alle politiche
ostili alla scuola pubblica del Governo, ma se non si fara'
qualcosa e subito anche la nostra regione non potra' dirsi piu'
di qualita' dal punto di vista scolastico". E, vista l'emergenza,
se e' pacifico che il ministero per il sindacato rimane il primo
responsabile, "in assenza di una risposta dallo Stato dovrebbero
mobilitarsi le altre istituzioni, Regione, Province e Comuni, e
farsene carico. Non si puo' piu' aspettare oltre, i cittadini
hanno bisogno di risposte e gli enti locali devono farsi avanti".
Per risolvere quella che e' ormai "un'emergenza di diritto allo
studio e non piu' solo un problema dei lavoratori della scuola",
dice Morsia, i sindacati andranno presto dal Prefetto. "Ci
organizzeremo e chiederemo al piu' presto un incontro. La
situazione, se non arriva una risposta esplodera' a settembre, e
l'anno scolastico, se le cose restano cosi', inizia
nell'incertezza piu' totale e senza le minime garanzie" dice
Morsia.
Alla situazione disastrosa della scuola dell'obbligo ("alle
elementari e medie il tempo lungo non sara' praticamente piu'
possibile"), si affianca anche quella gravissima delle scuole
dell'infanzia, dove 1.800 bambini rimarranno tagliati fuori. "Una
situazione che avra' pesantissime ripercussioni sul bilancio
familiare e sul lavoro delle donne" dice Morsia, tornando a
ripetere l'appello a Regione, Provincia e Comune a intervenire.
"Serve uno scatto di reazione da parte di tutti i soggetti
istituzionali. Occorre affermare con chiarezza e senza ipocrisie
se la scuola e' un diritto o una concessione che puo' rimanere
nell'incertezza".
Quello che il ministero sta portando avanti e' il "federalismo
dell'abbandono" dice Morsia condannando il comportamento del
Governo. "In ballo c'e' il diritto allo studio e in prospettiva
anche lo sviluppo produttivo della nostra Regione. Dobbiamo
chiederci quanto costera' a tutti noi una generazione povera di
formazione". Occorre agire subito. "Non si puo' piu' rimandare-
conclude Morsia- se da Roma non arriveranno risposte i cittadini
andranno a chiedere conto agli enti locali, che a questo punto
dovrebbero farsi avanti".
(Pir/ Dire)
|