SARANNO OSPITI IN DIVERSI COMUNI ITALIANI FINO AL 30 AGOSTO
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 15 lug. - 400 bambini Sahrawi
trascorreranno l'estate in Italia. Arrivano dai campi profughi di
Tindouf, nell'estremo sud dell'Algeria, e hanno dagli otto ai 13
anni. Dal 2003 sono molti i comuni italiani che spalancano le
braccia ai giovani Sahrawi. Quest'anno la Lombardia ne ospita 30.
Tra questi, 9 (6 femmine e 3 maschi) soggiornano nel Comune di
Sesto San Giovanni, dove sono seguiti dalla onlus Africa 70. Per
farli conoscere l'associazione ha organizzato una cena aperta a
tutti giovedi' 14 luglio, presso l'Arci Blob in via Casati 31, ad
Arcore. La cifra che verra' raccolta servira' a finanziare il
loro soggiorno, partito il 28 giugno e che dura fino al 30
agosto. Il costo sara' di 10 euro a testa per gli adulti e di 5
euro per i bambini (la tessera Arci e' d'obbligo). Per
informazioni e' possibile contattare l'ArciBlob allo 039 616913 o
Sara di Lello di Africa 70 al 3391424089.
I giovani turisti Sahrawi hanno un compito importante: essere
ambasciatori di pace. Quella che la missione delle Nazioni Unite
(Minurso) sta cercando di seminare nel Sahara occidentale, la
terra di origine del popolo Sharawi e oggi occupata dal Marocco.
Un esodo forzato verso l'Algeria che risale al 1991, quando e'
finita la guerra contro il Marocco per il dominio di quella parte
del deserto. Da allora la gente Sharawi ha affidato all'Onu la
risoluzione pacifica dei rapporti con il governo marocchino.
Il gruppo di bambini ospiti a Sesto San Giovanni (nella ex casa
del custode di una scuola) trascorrera' anche un periodo a
Nimbro, poi a Pavia e alla fine alloggera' per alcuni giorni a
Piombino, all'interno della residenza estiva del Comune di Sesto.
Per loro sono previsti momenti di svago ma anche "visite mediche
per valutare lo stato di crescita e la presenza di malattie",
afferma Sara di Lello, vicepresidente di Africa 70.
La onlus Africa 70 si spende a sostegno del popolo Sharawi da
piu' di dieci anni. "L'associazione e' attiva dal 2000 a Tindouf,
dove la gente si e' rifugiata dopo la fine della guerra",
conferma Sara di Lello. "Stiamo aiutando la gente Sharawi a
recuperare la pastorizia- continua-, che fa parte della loro
tradizione, in modo che non debbano piu' dipendere soltanto dagli
aiuti internazionali". Per farlo, l'associazione ha investito in
un laboratorio di veterinari in grado di certificare la qualita'
della carne dei cammelli e di garantire la salute delle pecore.
"Cosi' e' stato avviato per la prima volta il commercio della
carne con gli algerini", conclude la vicepresidente di Africa 70.
(Wel/ Dire)