ECCO LE MISURE ANTI-PRECARIETA' DA INSERIRE IN MANOVRA.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 12 lug. - Il Pd chiede di
inserire nella manovra economica che inizia il suo iter al Senato
anche misure contro la precarieta' del lavoro.
In una conferenza stampa a Montecitorio, l'ex ministro Cesare
Damiano e il responsabile economia del Partito, Stefano Fassina,
illustrano il contenuto di un piano in 5 mosse per il lavoro
giovanile che, spiega Damiano, "e' la base politica e
parlamentare di un programma di governo".
"Il lavoro dei giovani e' assolutamente cruciale per i
destini del nostro paese", ribadisce Damiano che ricorda le
misure del governo Prodi, a cominciare dal protocollo del 23
luglio 2007, "subito cancellate da questo governo". Il nemico da
sconfiggere e' la precarizzazione, degenerazione di una
'flessibilita' buona' che introduce, cioe', al lavoro stabile.
"Io ho cancellato il lavoro a chiamata e lo staff leasing, questo
governo li ha reintrodotti. E ha dilatato a dismisura le forme
del lavoro precario, come si vede coi voucher che da strumenti
assolutamente straordinari, sono diventati oggi veri e propri
sostituti" del lavoro.
Nelle proposte di legge democratiche, il primo punto sara'
dunque quello "della stabilizzazione e della trasparenza del
lavoro". Il dualismo nel mercato viene superato con il ricorso al
"contratto unico di inserimento formativo", sequenza di lavoro
precario e formazione che porta all'assunzione a tempo
indeterminato. A questo si aggiunge la diminuzione
del costo del lavoro quando il lavoro e'
stabile. Il Pd proporra' di inserire nella manovra, poi, il
ricorso in via prioritaria al "bacino dei 70mila vincitori di
concorso nel caso in cui la Pubblica amministrazione riprenda le
assunzioni". Sul piano dei diritti, i Democratici prevedono il
rimborso obbligatorio per gli stage, la tutela dalla "vergognosa
pratica" delle dimissioni in bianco, il mantenimento dei diritti
acquisiti in precedenza nel caso di cessione di ramo aziendale e
ristrutturazione. Anche uno speciale permesso di soggiorno per
consentire allo straniero di sottrarsi allo sfruttamento di
caporali.
La previdenza e' una delle cinque leve sulle quali il Pd preme
per migliorare il lavoro giovanile. Nello schema dei Democratici
si prevede la costruzione di una pensione composta da un minimo
base, di 400-500 euro, a cui si aggiunge un montante contributivo
per arrivare a una pensione del 60 per cento dell'ultimo
stipendio. Partecipa al calcolo anche la totalizzazione dei
contributi, per cui "ogni giorno lavorato con retribuzione e
contribuzione regolare deve essere utile per formare la pensione
delle giovani generazioni" e anche la norma per cui "qualsiasi
forma di rapporto lavorativo o para-lavorativo (inclusi stage e
tirocini) deve avere una minima contribuzione previdenziale,
totalizzabile ai fini del risultato pensionistico".
Stefano Fassina sottolinea come quelle dei Democratici siano
proposte radicalmente alternative al centrodestra. "Il governo-
aggiunge- dietro la foglia di fico della modernizzazione del
mercato del lavoro ha operato per arretrare le condizioni dei
lavoratori, come ha mostrato esemplarmente il famigerato
collegato lavoro, respinto dal presidente Napolitano per palesi
incostituzionalita'". Nociva, secondo i Democratici, e' in
particolare "la linea Sacconi", contraria, quella, anche alla
recente "intesa sindacale sui contratti. Che non a caso- osserva
ancora Fassina- si e' chiusa perche' Sacconi era assente. Anzi
per chiudere hanno dovuto lasciarlo fuori dalla porta...".
In ogni caso, il Pd chiede al governo di recepire in manovra
gli emendamenti che tradurranno queste proposte di legge. "Hanno
un impatto sociale- dice Fassina- ma allo stesso tempo lo hanno
per la crescita economica, perche' destrutturare e far arretrare
i diritti del lavoro significa indebolire la crescita".
(Wel/ Dire)