(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 12 lug. - Piccoli artigiani
crescono, alla scuola elementare di via Palmieri. È qui che
Joyce, Giada, Davide, Valentina e altri sei ragazzini rom del
campo di via Chiesa Rossa frequentano le primarie. Anche se
alcuni di loro hanno gia' superato gli 11 anni. Questo pomeriggio
non sono a scuola per imparare italiano o matematica, ma per
frequentare un corso di mosaico. Insieme a loro ci sono operatori
ed educatori di Progetto A, la cooperativa che gestisce il campo
nomadi alla periferia sud di Milano. "Per affrontare le
difficolta' che i ragazzi hanno nell'apprendere a leggere e
scrivere, abbiamo deciso di partire da un'attivita' manuale",
spiega Davide Castronovo, il responsabile del campo. Ecco perche'
e' nato il laboratorio, un'idea innovativa che potrebbe segnare
una nuova direzione nelle politiche del Comune di Milano nei
confronti dei rom. "Abbiamo intenzione di regalare un lavoro
realizzato dai ragazzi alla nuova amministrazione", dice
Castronovo. Un segno di buon auspicio per le collaborazioni
future e un modo per abbattere quel muro che divide i ragazzi dei
campi dalla citta' che vive al di fuori.
È un venerdi' di fine giugno, l'ultima lezione del corso.
"Ragazzi venite qui", chiama un uomo alto e magro, vestito con
una camicia verde, a fiori. La barba incolta e il codino canuto
tradiscono un animo da artista: e' Adolfo Chiesa, il maestro dei
bambini nel laboratorio. "In venti ore di lezione siamo riusciti
gia' a fare quattro mosaici", annuncia soddisfatto.
La tecnica che propone Adolfo Chiesa nei suoi laboratori e'
innovativa. Serve una stampa della figura che si vuole realizzare
e tanti tesserini di qualunque materiale: ceramica, terracotta,
ma anche bottoni, pagliericcio e tutto cio' che e' riciclabile.
Dipende solo da cio' che si vuole realizzare. "A questo punto si
smussano le tesserine del mosaico e si lavora a secco,
posizionandole a testa in giu', come a ricomporre un puzzle",
spiega Adolfo Chiesa. L'anima in cemento armato dei mosaici li
rende perfetti come innesto architettonico. Si puo' guardare il
lavoro in itinere, levando da sotto il mosaico la stampa. "In
questo modo - prosegue il maestro di mosaico - i bambini si
rendono conto di quanto stanno facendo e prendono entusiasmo".
Sono vent'anni che Adolfo Chiesa viaggia in tutti i continenti a
diffondere i suoi insegnamenti: "È un modo per abbellire il mondo
con i rottami. E non e' poco, vero?". Con il lavoro manuale, i
bambini hanno in mano un oggetto fisico, una traccia duratura del
loro lavoro. "Vogliamo proporre questa attivita' anche al campo
rom, il prossimo anno, in modo che anche i genitori possano
partecipare alla realizzazione dei mosaici", dice Castronovo.
Chissa', un giorno per qualcuno potrebbe diventare una
professione redditizia, al posto che andare a raccoglire il
ferro, com'e' scritto nel destino di molti ragazzi rom in tutta
Italia.
Ed e' pure un laboratorio low cost. Se si escludono le ore di
stipendio pagate agli educatori e ad Adolfo Chiesa, i costi per i
materiali non superano i 300 euro. "Dato che i lavori sono
gradevoli - aggiunge il responsabile del campo rom Davide
Castronovo - speriamo di poter vendere questi prodotti ad un
circuito di amici sensibili a questo tipo di attivita' e con il
ricavato rifinanziare il laboratorio per l'anno prossimo". Che
sia l'inizio di un nuovo corso nei campi nomadi di Milano?
(Wel/ Dire)