(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 8 lug. - Piu' istruite ma meno
riconosciute sul lavoro. Le giovani donne, tra i 25 e i 35 anni,
che risiedono nella provincia di Milano spesso sono costrette ad
abbandonare la carriera professionale appena rimangono incinta o
dopo un anno dalla nascita del primo figlio. Colpa della mancanza
di un sostegno familiare - quando i nonni lavorano -, di asili
nido sul posto di lavoro e di orari flessibili per conciliare i
tempi del bimbo con quelli della mamma. E' la fotografia scattata
dalla ricerca "Le giovani donne a Milano. Viaggio nella
transizione scuola-lavoro delle giovani donne milanesi" curata
dal Centro Documentazione Ricerche della Lombardia e finanziata
dall'assessorato alle Pari opportunita' della Provincia di
Milano.
"Dal 2010, per la prima volta, la crisi ha interessato anche il
sesso femminile" rende noto l'assessore provinciale alle Pari
opportunita', Cristina Stancari. Un dato preoccupante che pero',
sottolinea l'assessore, "non si traduce con un'assenza di
opportunita' lavorative". A pesare e' pero' la precarieta'. "Il
contratto a tempo indeterminato riguarda soltanto il 53% delle
donne contro il 58% degli uomini. Cio' significa che il lavoro
parasubordinato riguarda il 29% delle lavoratrici". A cui si
aggiunge un altro elemento di difficolta': la provenienza, "le
donne straniere - spiega l'assessore - concepiscono piu' figli e
a un'eta' inferiore rispetto alle colleghe italiane. Sono
occupate nel terziario ma sono sempre di piu' quelle che avviano
imprese autonome. Calano invece le dipendenti domestiche".
Da qui la scommessa della provincia: agire di concerto con le
imprese allo scopo di garantire alle donne orari piu' elastici,
contratti part time e magari asili all'interno delle strutture
d'impiego. "Stiamo gia' lavorando a un asilo per i figli delle
dipendenti presso l'ente Provincia", fa sapere Stancari. Insomma,
le intenzioni non mancano, anche se a oggi il progetto e' ancora
tutto da organizzare.
Accanto ai numeri, le testimonianze di 25 giovani donne raccolte
nel secondo volume della ricerca. Un'attrice, una sociologa,
un'informatica, una traduttrice, una laureata in legge e altre in
scienze politiche. Tra queste, due sono gia' mamma e tutte sono
accomunate dallo stesso desiderio: unire la maternita' con il
lavoro per cui hanno studiato. Ma i sogni purtroppo devono fare i
conti con la realta'. "Quando le difficolta' economiche aumentano
si accorgono di non poter perseguire le loro ambizioni e si
adattano a nuovi lavori", riferisce Corsi Elena, una delle
esperte che ha condotto l'indagine.
(Wel/ Dire)