(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 5 lug. - Ancora oggi, 67 milioni
di bambini nel mondo non vanno a scuola perche' vivono in terre
martoriate dalla guerra, flagellate da catastrofi naturali o
colpite da poverta' endemica. Questo dato evidenzia come la
realizzazione dell'obiettivo del millennio relativo alla
scolarizzazione primaria per tutti i bambini del mondo entro il
2015 sia praticamente impossibile. E' quanto denuncia una nota di
Save the Children.
Nel giorno di inaugurazione a Ginevra dell'Annual ministerial
review del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite
(Amr-Ecosoc), che fara' un bilancio sul raggiungimento del
diritto all'istruzione nel framework dell'agenda degli obiettivi
di sviluppo del millennio e degli obiettivi dell'Education for
all (Efa) e si porra' l'obiettivo di promuovere nuove strategie
per aumentare l'accesso e la qualita' dell'istruzione nel mondo,
Save the Children vuole "accendere i riflettori sull'importanza
di garantire il diritto all'educazione, anche nei contesti di
emergenza, proprio perche' la scuola e' un mezzo per far tornare
i bambini ad una situazione routinaria e a superare i traumi che
un conflitto o un disastro naturale provocano in ognuno di loro".
Dopo il devastante terremoti di Haiti, all'inizio dello scorso
anno, la maggior parte dei bambini non e' riuscita ad andare a
scuola, in un contesto sociale dove gia' quasi la meta' di essi
non era scolarizzato. Oltre 300.000 bambini non hanno potuto
frequentare la scuola in Pakistan, dopo che le alluvioni
nell'agosto del 2010 si sono abbattute sul paese, danneggiando le
scuole. Il terremoto e lo tsunami in Giappone hanno seriamente
danneggiato circa 7.000 scuole e tuttora 286 di esse sono
utilizzate come centri per gli sfollati.
Dopo la crisi post-elettorale di in Costa d'Avorio e le
conseguenti violenze, la quasi totalita' degli oltre 540.000
bambini iscritti a scuola ha smesso di frequentarla e ad oggi
oltre 80.000 non sono ancora tornati sui banchi.
"Questi dati sono solo alcuni esempi dell'impatto che la
guerra o le catastrofi naturali hanno sull'educazione di milioni
di bambini, ma essi non dovrebbero rinunciare ad avere
un'istruzione- ha commentato Valerio Neri, direttore generale di
Save the Children in Italia- E' fondamentale che possano andare a
scuola non solo per la loro formazione e il loro benessere, ma
anche per la pace e la stabilizzazione futura delle loro
comunita'. Ad esempio si stima che per ogni anno in piu' di
istruzione, il rischio che un ragazzo sia coinvolto in un
conflitto armato diminuisce del 20%".
Per questo Save the Children, che ha uno status consultivo presso
il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, chiede alla
comunita' internazionale e ai paesi donatori di "destinare fondi
specifici per l'educazione;
assicurare il finanziamento essenziale all'educazione in contesti
d'emergenza; rafforzare i sistemi educativi e promuovere il ruolo
essenziale dell'educazione nelle fasi di peacebuilding post
conflitto; supportare sistemi educativi creativi ed innovativi".
In particolare, Save the Children Italia raccomanda al governo
italiano di "destinare fondi adeguati dell'Aps (aiuto pubblico
per lo sviluppo) all'istruzione con particolare attenzione ai
cosiddetti 'Cafs' (Conflict affected fragile states), con un
approccio flessibile che preveda il supporto alla costruzione dei
sistemi educativi di qualita' e allo stesso tempo garantisca
l'accesso immediato all'istruzione; prevedere che l'istruzione
sia parte integrante delle politiche e delle pratiche di
intervento umanitario; aumentare lo stanziamento dei fondi
dell'aiuto umanitario destinati all'educazione; rispettare gli
impegni assunti a supporto dell'Education for all-Fast track
initiative, allocando una quota di almeno 10 milioni di euro
all'Efa/Fti per il prossimo triennio, per rispondere agli impegni
annunciati nel documento delle linee guida 2011-2013 Dgcs
(Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo)/Mae
(ministero Affari Esteri)".
5 luglio 2011
(Wel/ Dire)