(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 28 giu. - L'Unicef, che opera al
confine tra Libia e Tunisia con il supporto dello staff
dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni(Oim)
riferisce che dall'inizio della crisi libica sono stati
identificati 150 bambini che come tanti altri migranti sono
fuggiti dalle violenze riversandosi nei paesi limitrofi. I minori
non accompagnati e i bambini migranti separati dai loro genitori
sono i principali soggetti a rischio di abuso, sfruttamento e
violenza. Molti di loro negli scorsi mesi hanno cercato
protezione nei campi per migranti posti lungo la frontiera tra
Tunisia e Libia.
"Questi dati - si legge in una nota dell'Oim - non sono che la
punta dell'iceberg, poiche' nelle prime settimane del conflitto
non e' stato possibile registrare in modo sistematico l'enorme
afflusso di migranti provenienti dalla Libia. Di conseguenza, la
presenza di molti bambini non e' stata regolarmente registrata e
documentata". ""Molti dei minori non accompagnati presenti nei
tre campi del confine tra Tunisia e Libia sono ragazzi tra i 15 e
i 17 anni provenienti da piccoli villaggi vicini al confine
libico con Ciad e Niger. Altri invece sono minori di origine
maliana, ivoriana, ghanese, etiope e sudanese. Tutte le loro
famiglie vivono in condizioni di indigenza, impiegate in lavori
agricoli o titolari di piccolissime attivita' commerciali. Alcuni
bambini somali ed eritrei bisognosi di protezione internazionale
sono stati segnalati all'Unhcr.
"I bambini - prosegue la nota - mandati in Libia da genitori e
parenti per poter inviare soldi a casa, avevano lavoretti
occasionali o erano impiegati da famiglie e da imprese di
costruzione.
Il team dell'Oim presente aRas Adjir, il principale punto
d'accesso alla Tunisia, riferisce che i minori non accompagnati
sono tra i soggetti piu' vulnerabili perche' per diversi anni
hanno dovuto sopportare il peso di mantenere economicamente
intere famiglie dell'Africa rurale afflitte da condizioni di
estrema poverta'. Queste famiglie continuano a dipendere
completamente dal denaro inviato a casadai ragazzi".
"All'interno del gruppo sono inoltre state identificate alcune
ragazze vittime di tratta originarie dell'Africa occidentale che
sono apparentemente arrivate nel paese per studiare e lavorare,
ma che alla fine sono finite in un giro di prostituzione"."Non
sappiamo se queste ragazze siano arrivate al confine con i loro
stessi trafficanti o sfruttatori, o con dei compatrioti che si
sono solo offerti di aiutarle. Se anche i trafficanti sono qui
nei campi, e' chiaramente un grosso pericolo per loro. Purtroppo
abbiamo poche fonti e risorse per approfondire queste indagini,
trovare i trafficanti e perseguirli legalmente" dichiara Agne's
Tillinac, responsabile per la Protezione dei Minori dell'Oim a
Ras Adjir.
"Nei campi sono stati anche identificati alcuni bambini
separati dalle loro famiglie. Tra questi, due fratelli di 15 e 4
anni: la loro madre e' ancora dispersa, e si presume sia morta
nel recente naufragio a largo della costa tunisina che e' costato
la vita a centinaia di migranti che tentavano di raggiungere
l'Italia". Le autorita' tunisine, l'Unicef e l'Oim si stanno
impegnando per trovare un alloggio alternativo piu' sicuro per i
due minori, almeno finche' non si trovi per loro una soluzione
migliore. Con una madre presumibilmente morta e un padre (gia'
divorziato dalla consorte) dato per disperso, l'unico parente
rimasto sarebbe uno zio attualmente residente in Italia".
L'Oim e l'Unicef, in stretta cooperazione con le autorita'
tunisine, stanno lavorando per migliorare l'assistenza a tutti
questi bambini e a tutti quelli che arriveranno nei prossimi
giorni dai confini libici. Tra le azioni intraprese sono incluse
anche attivita' di formazione rivolte a quanti lavorano in prima
linea, al fine di poter identificare con piu' facilita' i minori
non accompagnati e i bambini separati dalle famiglie. Molti di
loro non hanno documenti o, se li hanno, contengono informazioni
errate. Dopo l'arrivo, i bambini vengono seguiti da un sistema di
assistenza 'coordinato' tra le varie agenzie presenti".
"L'obiettivo primario e' quello di facilitare il
ricongiungimento dei bambini con le loro famiglie, e quando
possibile, determinare se questa opzione sia davvero la migliore
per il minore. L'Oim ha gia' facilitato il ricongiungimento di 41
bambini con le loro famiglie in Ciad, Niger e Senegal,
fornendogli cibo, vestiti, supporto nell'istruzione o
opportunita' di formazione professionale. Per i minori di 16 o 17
anni che hanno gia' competenze ed esperienza professionale, viene
invece fornita assistenza finanziaria per investimenti
lavorativi, in accordo con le leggi nazionali".
"È un processo lungo e difficoltoso che coinvolge molti partner.
I genitori dei bambini devono essere rintracciati dalla Croce
Rossa Internazionale e poi contattati dall'Oim. In seguito, il
nostro staff conduce degli accertamenti per assicurarsi che il
ricongiungimento con la famiglia consenta ai bambini delle
condizioni di vita dignitose", aggiunge Tillinac."Queste
procedure sono fondamentali per assicuragli una protezione
effettiva, ma molti bambini sono impazienti e non capiscono che
ci si impegna per il loro interesse e per la loro sicurezza.
Questa impazienza puo' diventare molto pericolosa, perche' i
minori sono gia' tra i soggetti piu' vulnerabili".
(Wel/ Dire)