(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 24 giu. - Come proteggere i
minori non accompagnati sbarcati a Lampedusa? Se ne e' discusso
mercoledi' a Roma in una tavola rotonda promossa da Save the
Children dal titolo "Lampedusa, Tripoli, Shousha: i minori e la
crisi del Nord Africa. Quale protezione?" presso la Sala della
Sagrestia della Camera dei Deputati. L'organizzazione mette in
luce alcune priorita' per far fronte a questa emergenza. In primo
luogo, e' necessario che i paesi europei si attivino quantomeno
offrendo adeguate opportunita' di resettlement (ricollocazione)
per un numero consistente di rifugiati in fuga dalla Libia -, in
particolare per quelli originari dei paesi sub-sahariani che non
possono ritornare nei loro paesi o trovare alternative durevoli
nell'area - ben oltre i 700 posti promessi sin'ora da alcuni
paesi.
In Europa, l'accesso alla protezione continua ad essere molto
problematico per chi e' in fuga dalla regione ed e' quindi
costretto ad affrontare rischiosissime attraversate in mare che
hanno gia' fatto migliaia di vittime. Gli stati membri
dell'Unione, ed in particolare l'Italia e gli altri stati
meridionali direttamente coinvolti negli arrivi, devono
continuare ad assicurare l'accesso ai loro territori e a tutte le
forme di protezione disponibili. I confini dell'Unione Europea
devono rimanere aperti e il principio di non respingimento deve
essere sempre rispettato. Chiusura delle frontiere e politiche di
respingimento mettono infatti a grave rischio protezione,
sicurezza e diritti di tutti i migranti, compresi i minori, siano
essi non accompagnati, separati o accompagnati dai famigliari.
Inoltre, secondo Save the Children, deve essere garantito ad
agenzie specializzate la possibilita' di garantire protezione e
assistenza ai migranti e, in particolare, tra loro i minori,
occupandosi dell'individuazione dei gruppi vulnerabili,
dell'identificazione e informazione ai minori sulla loro
situazione, le procedure in essere e le forme di assistenza e
protezione previste per loro, del rintraccio dei familiari per
assicurare il mantenimento dei contatti con i genitori o per
consentire la riunificazione se questo e' nel superiore interesse
degli stessi minori.
Anche se il numero di rifugiati, richiedenti asilo e migranti che
arrivano in Europa e' contenuto rispetto al flusso in ingresso in
Tunisia ed Egitto, l'Italia e Malta sono coinvolti piu'
direttamente dai recenti flussi migratori dalla Libia e dalla
Tunisia. Vista la crescente pressione a cui sono sottoposti i
sistemi di asilo dei due paesi frontalieri, gli altri Paesi
Membri dell'Unione Europea, dovrebbero intraprendere misure
concrete di sostegno in loro favore in uno spirito di
solidarieta' e responsabilita'. Le possibili opzioni includono il
ricollocamento interno all'Europa di chi ha ricevuto protezione
nei paesi di arrivo e il supporto tecnico per quanto riguarda le
condizioni di accoglienza e la gestione delle domande di asilo,
sia a livello bilaterale tra i Paesi che attraverso l'Ufficio
Europeo di Sostegno per l'Asilo.
Infine, per quanto riguarda nello specifico l'accoglienza dei
minori non accompagnati in Italia, Save the Children ritiene sia
necessario definire una volta per tutte - tramite una apposita
previsione di legge - l'istituzione di un sistema nazionale per
la loro protezione che assicuri un'accoglienza adeguata, diffusa
sul territorio, con risorse certe dedicate ed una chiara
definizione dei livelli di responsabilita' tra Stato centrale,
regioni e comuni. Il dovere di accoglienza per i minori soli -
che sono in quanto tali inespellibili - deve uscire da una logica
tutta emergenziale.
Nell'immediato, occorre dare subito accoglienza a circa 450
minori che dopo settimane sono ancora a Lampedusa e nei centri
temporanei di transito sulla terraferma non idonei a garantire
sicurezza e protezione, e dare piena attuazione alle procedure
per l'accoglienza dei minori non accompagnati approvata dal
Comitato di Coordinamento per l'emergenza umanitaria. Va inoltre
rafforzata la vigilanza, da parte di tutti gli organi competenti,
sul reclutamento dei minori arrivati via mare da parte di
organizzazioni illegali per lavoro nero e altre forme di
sfruttamento.
Alla tavola rotonda sono stati invitati i rappresentanti del
Dipartimento per la Protezione Civile, del Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali, del Dipartimento per le Liberta' Civili
e l'Immigrazione del Ministero dell'Interno, del Ministero degli
Affari Esteri, degli enti locali, dello Iom, dell'Acnur e
dell'Unicef, oltre a deputati e senatori e rappresentanti delle
principali ong impegnate nel settore. (www.redattoresociale.it)
(Wel/ Dire)