ODISSEA DI MOHAMED, SOMALO SBARCATO A LAMPEDUSA
DA SOMALIA A CENTRI DETENZIONE IN LIBIA, FINO ARRIVO IN ITALIA
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 24 giu. - Mohamed e' un minore
somalo, ha 17 anni, arriva in Libia per sfuggire alle condizioni
difficili nel suo paese ma viene chiuso nei centri di detenzione,
per quattro volte dal 2009 tenta di fuggire via mare imbarcandosi
per raggiungere l'Italia e quindi l'Europa. Basta una storia come
la sua, tra le tante raccolte dagli ultimi minori soli non
accompagnati sbarcati a Lampedusa, per racchiudere il dramma
della situazione in Libia e nei campi profughi al confine del
paese, l'incognita terribile dell'attraversamento del
Mediterraneo, l'invincibile aspettativa di speranza e riscatto
che l'Europa rappresenta per ciascuno di loro. La crisi in Nord
Africa ha generato nel 2011 un intenso flusso migratorio con
39.560 arrivi solo a Lampedusa, Linosa e Lampione contro i 70
dello stesso periodo lo scorso anno. Tra gli arrivi sull'isola
dal gennaio 2011, 1.670 sono minori (il 5% circa del totale), di
cui 544 sbarcati solo nel mese di maggio.
Il 10% circa sono bambini piccoli arrivati insieme a uno o
entrambi i genitori, gli altri sono minori non accompagnati come
Mohamed, originari della Tunisia e dei paesi sub-sahariani, con
un'eta' compresa tra i 12 e i 17 anni.
Il primo viaggio in mare verso l'Europa di Mohamed e' del
luglio 2009 insieme ad altri 90, quasi tutti somali, dopo 3 ore
di navigazione perdono in mare il motore. Le autorita' libiche li
salvano destinandoli ai centri di detenzione, lui riesce a
fuggire e 3 mesi dopo ritenta con altre 70 persone ma la benzina
finisce, gia' in acque internazionali, e vengono riaccompagnati a
Tripoli da una motovedetta italiana accorsa a seguito di una
richiesta di aiuto via telefono. Sfugge ancora alla detenzione e,
in seguito alle conseguenze del conflitto, il 6 maggio 2011 si
imbarca di nuovo con 600 persone circa al porto Souk Medine di
Tripoli su una barca che ne conterrebbe al massimo 400 e che si
ribalta poco dopo la partenza facendo centinaia di vittime con
soli 40 superstiti, lui compreso, perche' aveva un salvagente e
sapeva nuotare. Raggiunge il campo profughi di Shousha al confine
tunisino nella speranza di un programma di resettlement negli
Stati Uniti o in Europa che si rivela impossibile, torna a
Tripoli e s'imbarca per la quarta volta arrivando finalmente a
Lampedusa a meta' maggio. Un'esposizione ripetuta per forza ad un
rischio altissimo, come dimostrano le stime Unhcr e Ocha che
segnalano 1500 vittime nei naufragi dall'inizio dell'anno, quasi
una ogni 10 migranti dalla Libia che ce l'hanno fatta (18.300
circa al 16/6/2011).
Su questa emergenza Save the Children invita questa mattina,
in occasione della riunione del Consiglio Europeo del 23 e 24
giugno, tutti gli attori istituzionali e le organizzazioni
coinvolte nella gestione dell'emergenza immigrazione a
confrontarsi apertamente nella tavola rotonda "Lampedusa,
Tripoli, Shousha: i minori e la crisi del Nord Africa. Quale
protezione?" presso la Sala della Sagrestia della Camera dei
Deputati a Roma.
"L'emergenza del Nord Africa ha il volto di molti bambini - ha
dichiarato Raffaela Milano, responsabile Programmi Italia Europa
di Save the Children -: le piccole vittime del conflitto in
Libia, i bambini che da mesi nei campi profughi in Tunisia vivono
in una sorta di 'limbo' senza conoscere il loro futuro, quelli
che tentano l'attraversamento del Mediterraneo, spesso con esiti
tragici, i piu' "fortunati" che riescono ad approdare a
Lampedusa, ma che tuttavia rischiano di non trovare nemmeno in
questo caso una accoglienza adeguata".
"Dall'inizio della crisi Save the Children e' in contatto
diretto con i bambini e gli adolescenti in tutte le tappe di
questa 'via dolorosa' che tanti si trovano a percorrere da una
parte e dall'altra del Mediterraneo -continua Milano -. E'
indispensabile rafforzare l'impegno per la protezione dei bambini
nelle aree di crisi, sconfiggere il rischio dell'assuefazione e
dell'indifferenza cui ha fatto riferimento di recente il
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rafforzare il
coordinamento tra tutti i soggetti, istituzionali e non, che
hanno responsabilita' in materia". (www.redattoresociale.it)
(Wel/ Dire)
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