INTERVISTA SU PAESESERA.IT: "NESSUNA PROMESSA È STATA MANTENUTA".
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 17 giu. - "Ci hanno abbandonati,
tutti devono sapere". Sono queste, raccolte da paesesera.it, le
prime frasi che Erdei Mircea, il padre dei bambini morti nel rogo
del 6 febbraio nel campo nomadi sull'Appia Nuova a Roma,
pronuncia al telefono. Una richiesta di aiuto quella della
famiglia Mircea.
Che racconta come "nessuna delle promesse fatte all'indomani
della tragedia dalle istituzioni e' stata mantenuta. Ci avevano
assicurato una casa e un lavoro- dice Erdei- e invece siamo
finiti in una stanza di 40 metri quadrati in 30 persone".
Racconta che nel centro di accoglienza di via Salaria 971,
dove sono stati trasferiti in seguito allo sgombero
dell'insediamento abusivo, vive insieme alla moglie Elena, alle
figlie Camelia e Bianca, ai tre nipotini di 2, 6 e 8 anni e
all'ultima arrivata, una bambina di sei mesi, nata nel centro.
Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare anche il figlio dalla
Scozia. "Qui viviamo male- continua- ci sono sette bagni per
trecento persone e i muri scrostati, siamo tutti ammassati".
Dopo la tragedia, il signor Mircea sostiene di avere ricevuto
rassicurazioni da parte delle istituzioni sul fatto che avrebbero
trovato un alloggio dignitoso e un'occupazione, ma una volta
esaurito l'interesse mediatico sulla vicenda, l'unica soluzione
offerta dal Comune e' stato il centro di accoglienza per soli
rom, situato in un'ex cartiera.
Secondo un documentario girato dall'associazione 21 luglio, si
tratta di un'ex struttura industriale di 13.000 metri quadri,
costituita da otto capannoni.
Accanto allo stabile e' collocato un impianto dell'Ama per il
trattamento di rifiuti solidi urbani provenienti dalla citta',
dove entrano circa 750 tonnellate di immondizia al giorno. Com'e'
immaginabile, in alcuni momenti della giornata l'aria diventa
irrespirabile. Le camere, di 12 metri quadri, ospitano quattro o
cinque persone e sono separate tra loro da reti metalliche
rivestite di stracci e coperte. Mancano impianti adeguati di
aereazione, estintori e barriere divisorie. Non ci sono cucine
comuni, come imporrebbe la legge, e agli ospiti vengono
somministrati solo pasti confezionati. Nessun progetto di
inclusione sociale, ne' lavorativo.
Giorgio Napolitano, che aveva fatto visita ai Mircea subito
dopo il tragico episodio, aveva espresso la necessita' di
"ricollocare le comunita' in alloggi stabili e dignitosi". A
queste parole si attacca ancora Erdei, che nelle parole riportate
da paesesera.it conclude: "Il Presidente aveva detto che ci dava
una casa e invece come stiamo ora? Mia moglie e' anche molto
malata e non abbiamo i soldi per le medicine, chi ci aiutera'?
Parlate di noi, continuate a telefonare".
(Wel/ Dire)