LO STATO NON HA INTERESSE A INVESTIRE SU UNA PROTEZIONE EFFETTIVA
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 10 giu. - "Lo Stato italiano non
ha dimostrato di avere interesse e di voler investire su una
tutela effettiva dei diritti dell'infanzia, secondo le
raccomandazioni del Consiglio Onu: garantire la protezione dei
bambini; tutela della cittadinanza per tutti i minori nati nel
nostro Paese; non discriminazione e accesso all'istruzione per
tutti; prevenzione delle violenze intrafamiliari ed
extrafamiliari, su cui non c'e' un sistema organico di raccolta
dati e di fotografia del problema". La tematica infanzia "non e'
considerata prioritaria nel nostro Paese e viene tutelata a
parole, non nei fatti: basti guardare ai tagli all'attuazione
della legge 285, all'istruzione, alla famiglia, alle politiche
sociali. Mancano anche gli strumenti adeguati", ha denunciato
Federica Giannotta di Terre des hommes Italia, parlando di "un
welfare claudicante" e lamentando che "manca una riforma della
giustizia minorile: ad esempio, in caso di separazione di una
coppia di fatto, il figlio minore verra' tutelato dalla giustizia
ordinaria".
Criticita' emerse durante la conferenza promossa questa mattina
presso la Sala azzurra della Federazione nazionale della stampa
italiana, sul tema "L'Italia a un anno dalle raccomandazioni del
Consiglio Onu per i diritti umani". L'evento e' stato organizzato
per illustrare il primo Rapporto di monitoraggio di ong e
associazioni del Comitato per la promozione e protezione dei
diritti umani. Giannotta ha denunciato anche la situazione dei
minori stranieri non accompagnati: "Con il decreto sicurezza sono
state ristrette le maglie di riconoscimento del permesso di
soggiorno". Nel Rapporto del Comitato, "sul tabellario Onu sui
diritti umani dell'infanzia l'Italia dice di aver recepito i vari
punti, ma secondo noi queste risposte possono essere confutate",
ha concluso la rappresentante di Terre des hommes Italia.
Rebecca Zini, della segreteria nazionale Arcigay, ha ricordato
che "in Italia abbiamo solo due tutele di protezione delle
persone gay, lesbiche, transessuali e transgender, ma la
normativa anti-discriminazione ha poco spazio nel nostro Paese".
Una campagna anti-discriminazione e' stata promossa dal ministero
delle Pari opportunita', "ma non in accordo con le associazioni e
con un approccio che non valorizzava la diversita' come valore
riconosciuto". In Europa "siamo uno degli ultimi paesi che
conserva un pregiudizio nei confronti lgbt, anche nelle famiglie
monogenitoriali", ha concluso. Dei diritti umani negati "ci
preoccupiamo per un motivo utilitaristico, di riforma,
legislativo", ha sintetizzato Umberto Saveri, della Cgil,
convinto che "fino a quando ci saranno discriminazioni, noi tutti
potremmo essere discriminati. E poi bisogna guardare al futuro,
altrimenti si perde".
(Wel/ Dire)