(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 7 giu. - Un recente studio
condotto in Svezia dal Karolinska Institutet, pubblicato sulla
rivista scientifica Pediatrics, rivela che i bambini che nascono
prematuri hanno maggiori possibilita' che nel corso del tempo si
manifesti la sindrome da deficit di attenzione e iperattivita'
(bambini troppo agitati e distratti), curata spesso con potenti
metanfetamine. I ricercatori hanno scoperto che tale rischio e'
"consistente anche nei bambini nati solo tre settimane prima del
termine naturale della gravidanza".
Lo studio, condotto da Karolina Lindström, ha analizzato un
database svedese di ben 1.242.459 bambini dai 6 ai 19 anni. Gli
studiosi hanno rilevato che i nati tra la 23° e 28° settimana
rischiavano 2 volte e mezzo di piu' la probabilita' di vedersi
diagnosticare l'Adhd. Anche per una lieve prematurita', essendo
nati tra la 37° o 38° settimana, il rischio raggiungeva comunque
il 20%. E' evidente che il nascere prematuri non e' l'unico
fattore che influisce sul rischio di una successiva diagnosi di
disturbo da deficit di attenzione, e che i fattori
socio-economici in cui cresce il bambino giocano sicuramente un
ruolo, ma questo fattore non puo' e non deve essere trascurato.
Claudio Ajmone (psicoterapeuta ed esperto italiano di Adhd) ha
dichiarato: "Questo esperimento e' l'ultimo di una lunga serie di
analoghi esperimenti e dimostra in modo magistrale come lo Adhd
sia generato da nascite pretermine, anche moderate, oltre ogni
ragionevole dubbio, avendo utilizzato un campione ampiamente
rappresentativo e controllate variabili confondenti quali quelle
genetiche, perinatali e socioeconomiche. A sua volta questo
filone e' solo uno dei tanti che riguardano le patologie e
condizioni che 'mimano' l'Adhd, che sono non meno di 267. Un
numero cosi' elevato di patologie che presentano l'iperattivita'
tra i propri sintomi nasconde una semplice verita': l'Adhd deriva
direttamente da altre realta' cliniche, e non e' una realta'
clinica indipendente. Solo accettando questa realta' si puo'
coerentemente dare ai bambini la giusta diagnosi e cura di cui
hanno diritto e bisogno".
Luca Poma, giornalista e portavoce nazionale di 'Giu' le
ManidaiBambini', il piu' rappresentativo comitato italiano per la
farmacovigilanza pediatrica (www.giulemanidaibambini.org), ha
commentato cosi' lo studio: "Questo studio e' ennesima prova che
l'iperattivita' non e' una malattia di origine genetica, ma il
sintomo di problematiche diverse. Ci si chiede allora perche'
utilizzare psicofarmaci su bambini, invece che ricercare i veri
motivi del disagio. Il punto e' che ne il ministro Fazio, su cui
ricade la responsabilita' politica della salute dei nostri
bambini, ne l'Istituto Superiore di Sanita', sui cui ricade la
responsabilita' tecnica, paiono minimamente interrogarsi su
queste novita': evidentemente, nella pratica, la salute dei
nostri bambini interessa poco a questi interlocutori
istituzionali".
(Wel/ Dire)