(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 28 gen. - Due "loschi figuri"
che si aggirano per il secondo piano di una scuola superiore. I
professori si lamentano e il preside chiede spiegazioni al
prefetto, ma si tratta di due carabinieri che scortano la figlia
di un testimone di giustizia. E' accaduto a Bivona, in provincia
di Agrigento. La denuncia e' partita dall'imprenditore edile
Ignazio Cutro', che ha detto no al pizzo e che grazie alle sue
denunce ha fatto condannare cinque presunti mafiosi della Bassa
Quisquina.
Cutro' ha una figlia di diciotto anni, iscritta all'Istituto
tecnico Panepinto di Bivona. La ragazza ha raccontato che diversi
insegnanti hanno stigmatizzato la presenza dei bodyguard. "Sono
molto amareggiato - ha affermato l'imprenditore -. A quanto pare
il fatto che mia figlia sia accompagnata a scuola dalla scorta
non e' gradito dai docenti. Dopo l'umiliazione provata da mia
figlia nel sentirsi rifiutata, lancio un appello a chi e'
disposto ad accoglierla nella propria scuola. Sono disposto ad
andare anche fuori dalla Sicilia. Mia figlia, per sua scelta, non
mettera' mai piu' piede nell'istituto".
Dalla segreteria della scuola hanno confermato che e' stata
inviata in Prefettura la richiesta di chiarimenti per garantire
la sicurezza degli studenti: "E' necessario che il personale
sappia chi entra e chi esce dall'edificio, inoltre ci devono
segnalare per iscritto fino a dove possono arrivare gli uomini
della scorta. Abbiamo bisogno di certezze".
Il preside del Panepinto Giovanni Battista Salamone si e' difeso:
"C'e' stato un difetto di comunicazione, perche' ne' Cutro' ne'
la Prefettura hanno comunicato l'esigenza della ragazza".
Salamone ha anche specificato che i professori non erano tenuti a
sapere che la studentessa fosse sotto scorta, perche' il padre ha
denunciato il racket: "Qui ci facciamo i fatti nostri".
(Wel/ Dire)