PIU' DEL 71% SI CONCENTRA SU UNA SOLA TIPOLOGIA DI INTERVENTO.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 28 gen. - "Le politiche di
maggior successo contro l'impoverimento delle famiglie all'arrivo
di un figlio sono quelle che affrontano il rischio poverta' su
molteplici fronti, combinando sostegni finanziari, con azioni di
medio lungo periodo volte alla rimozione delle cause
dell'indigenza, come l'assenza di lavoro o il disagio abitativo".
È quanto afferma uno studio realizzato dall'associazione "Il
Melograno, Centro Informazione Maternita' e Nascita" di Roma
attraverso il progetto "Poverta' e Nascita - Un osservatorio
sulla poverta' delle famiglie alla nascita di un figlio"
presentato oggi durante un seminario presso il Ministero del
Lavoro. Scopo del progetto quello di fare, in occasione dell'Anno
europeo della lotta alla poverta', una mappatura delle buone
pratiche realizzate o in corso sul territorio nazionale per
contrastare l'impoverimento delle famiglie alla nascita di un
figlio. I risultati di questo lavoro sono consultabili online sul
sito http://www.povertaenascita.it/, dove e' possibile trovare il
manuale delle buone pratiche, ma anche consultare i progetti
censiti e raccolti in un database.
Sono circa 270 gli interventi censiti e realizzati su tutto il
territorio italiano, anche se la stessa associazione ammette che
il dato comunque non e' rappresentativo a livello nazionale. Dai
dati raccolti pero', emergono aspetti interessanti. Se lo studio
indica come 'vincenti' i progetti che affrontano piu'
problematiche, sono ancora pochi quelli che lo fanno. Piu' del
71% dei progetti, infatti, si concentra su una sola tipologia di
intervento, mentre il 24,8% arriva a contemplare fino a due
diversi obiettivi. Piu' diffusi i progetti che hanno previsto
servizi di supporto alla genitorialita' (54,9%), seguiti dagli
interventi di supporto economico (34,5%), dall'incremento dei
servizi educativi (25,7%) e dalle politiche di conciliazione
famiglia/lavoro (12,1%); completano l'elenco, la fornitura di
generi di prima necessita' e le misure riguardanti politiche
alloggiative, che hanno riguardato il minor numero di progetti
(rispettivamente il 3,4 e il 2,4%). Per la maggior parte dei
progetti (piu' del 67%), inoltre, la gestione dell'intervento e'
curata esclusivamente dal comune, che ne ha affidato semmai la
realizzazione concreta a organizzazioni private. Solo nel 30% dei
casi l'intervento e' scaturito sulla base di una collaborazione
interistituzionale, tra il comune ed altre amministrazioni
locali. Poche, circa il 2,5%, quelle esperienze nelle quali si
sono attuate collaborazioni tra comuni e organizzazioni
collettive, espressione della societa' civile.
Secondo lo studio, infine, il 'focus' dei progetti e' incentrato
maggiormente verso quelle famiglie con un figlio nel primo anno
di vita (39,8%) o, piu' in generale, con figli minori (32%).
Seguono le famiglie in attesa di un figlio (20,4%), "considerate
- spiega lo studio - decisive per scongiurare in via preventiva
il rischio poverta' o comunque per creare un percorso di
accoglienza alla vita quanto piu' ricco di servizi e di forme di
sostegno adeguate". Tra gli altri target (circa l'11%) le
famiglie dei migranti e quelle monoparentali. Della stessa
entita' anche i progetti rivolti alle famiglie a basso reddito,
mentre quelli finalizzati alle famiglie numerose e alle famiglie
con un figlio disabile risultano meno diffusi (rispettivamente
9,7 e 7,3%).
Lo scenario messo in evidenza dal manuale, spiega
l'associazione, e' "variegato e ricco" di esperienze. Tuttavia,
"non e' ancora molto diffusa la volonta' di costruire un sistema
integrato di misure multidimensionali - spiega lo studio -, cosi'
come suggerito dagli esperti e come indicato nelle decisioni del
parlamento europeo, dove tale sistema e' segnalato come una buona
prassi da ricercare". Secondo gli autori, infatti, "quello che
sembra mancare, nella tipologia media di intervento, e'
soprattutto una visione del problema piu' ampia e dettagliata, in
grado di perseguire una pluralita' di obiettivi e di generare la
costituzione di reti che sappiano valorizzare le risorse
disponibili, a partire da quelle messe in campo dagli stessi
beneficiari del progetto".
(Wel/ Dire)