(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 21 gen. - È giunto alla seconda
edizione il programma di scolarizzazione in America Latina
realizzato dalla comunita' di sant'Egidio con il sostegno della
provincia di Roma. Nato nel 2005 il progetto, che ha coinvolto
piu' di 5 mila bambini e 900 giovani operatori, e' stato
rifinanziato dalla provincia ed e' stato presentato oggi a Roma
nella sede storica di Sant'Egidio, a Trastevere. La nuova fase
del programma, che coprira' tre anni (dal 2011 al 2013) si
propone di offrire, in paesi ad alto tasso di violenza o in
situazioni di rischio, una proposta articolata in due parti, la
prima a favore degli adolescenti (dai 12 ai 14 anni) e la seconda
rivolta ai giovani (dai 15 ai 18 anni). Sette i paesi latino
americani coinvolti (Salvador, Nicaragua, Honduras, Cuba, Haiti,
Colombia ed Ecuador) per 14 citta', con l'obiettivo di
raggiungere piu' di mille tra adolescenti e giovani. Il progetto,
che si chiama "Per un mondo senza violenza", prevede, tra le
altre finalita', quella del sostegno allo studio per le
situazioni a rischio, la scolarizzazione dei ragazzi troppo
grandi per essere inseriti in un programma di educazione formale,
un sostegno affettivo e psicologico e un lavoro che educhi alla
solidarieta', mondialita' e pace attraverso l'organizzazione di
eventi pubblici, la creazione di un gruppo di intervento per le
emergenze umanitarie e la valorizzazione dei talenti artistici
dei ragazzi.
A presentare il progetto questa mattina c'erano Gianni di Bella,
della comunita' di Sant'Egidio, don Matteo Zuppi, assistente
ecclesiastico della comunita' e Antonio Rosati, assessore alle
Politiche finanziarie e di bilancio della provincia di Roma. Don
Zuppi ha sottolineato dell'iniziativa il coraggio "di investire
su un progetto al di fuori degli orizzonti del territorio, ma che
ha ripercussioni in Italia in termini di scambio di esperienze e
di risultati con le scuole e i centri universitari italiani e in
relazione alla comprensione delle dinamiche dei migranti di
seconda generazione nel nostro paese". Se in Italia non si parla
infatti di vere e proprie "maras", gang giovanili che impongono
la legge del piu' forte con la violenza nei paesi dove si
realizzera' il progetto, fenomeni analoghi si riscontrano, spiega
di Bella "soprattutto in Liguria e a Genova, dove risiede la
comunita' piu' ampia di ecuadoregni: pur non parlando di maras
esistono delle bande organizzate di giovani di seconda
generazione che in analogia alle esperienze dei paesi di origine
si uniscono e si fanno forti con la violenza".
L'impegno nel progetto per Rosati "e' la dimostrazione concreta
che una grande amministrazione non puo' rinunciare a guardare
oltre il muro, al di la' degli steccati: Roma non puo' rinunciare
- ha spiegato - ad una visione universale che parli al mondo.
Finanziare questo progetto vuol dire aiutare chi, come
Sant'Egidio, vede questa strada possibile".
Diverse le testimonianze, nel corso della mattinata, di
responsabili locali della comunita' di Sant'Egidio, provenienti
da Cuba, Salvador e Peru'. Per tutti la comune esperienza di un
tessuto sociale disgregato e martoriato dalla violenza e del
"miracolo" di un recupero dei giovani che nasce dal dare ai
ragazzi una nuova prospettiva, una visione positiva, una nuova
dignita'. In paesi disgregati da sanguinose guerre civili spesso
per gli adolescenti l'unica alternativa rimane la "maras", che fa
adepti solo tra minori o giovanissimi e che si basa su un
materialismo diffuso e disperato, che ha come miraggio quello di
un benessere che non si raggiunge mai. Il fenomeno, che riguarda
quasi 100 mila ragazzi in tutta l'America Latina nasce
dall'estrema poverta', dal rimpatrio di molti giovani latinos
dagli Stati Uniti ai paesi di origine, dal dissesto economico e
dalle frequenti calamita' naturali che hanno privato la gente di
tutto e dai massicci spostamenti di popolazione che aggravano
pesantemente lo sfaldamento del tessuto umano di questi paesi.
(Wel/ Dire)