(DIRE - Notiziario Minori) Milano, 22 feb. - Una palestra
d'integrazione e volontariato.
Si definiscono cosi' i 267 doposcuola delle parrocchie milanesi,
dove circa 7 mila ragazzi, piu' del 40% stranieri, fanno i
compiti insieme con la supervisione di un esercito di circa 4500
volontari. Lo rivela la prima mappatura della rete dei doposcuola
parrocchiali della diocesi di Milano, realizzata tra maggio 2009
e giugno 2010 e presentata questa mattina dalla Caritas
ambrosiana.
Dalla ricerca risulta che i doposcuola sono diffusi su tutto il
territorio diocesano (in media in una parrocchia su quattro), con
una concentrazione maggiore nelle zone pastorali di Milano (82),
Rho (43) e Varese (40). Nati per iniziativa diretta del parroco
(il 46,6%) o di un gruppo di volontari (49,2%), piu' della meta'
dei doposcuola sono attivi da piu' di 5 anni e si svolgono in
spazi messi a disposizione dalla parrocchia, soprattutto negli
oratori. Nella maggior parte dei casi il doposcuola e' aperto due
giorni a settimana e l'attivita' centrale consiste nello
svolgimento dei compiti.
I ragazzi seguiti sono studenti delle scuole primaria e
secondaria di primo e di secondo grado: la fascia di eta' piu'
frequente e' tra gli 11 e i 14 anni. Piu' di 4 giovani su dieci
sono di origine immigrata, percentuale che supera il 50% a Milano
e nella zona pastorale di Lecco. Gli operatori coinvolti sono
quasi tutti volontari, per lo piu' donne (71%), il 37% con meno
di trent'anni (in genere adolescenti che frequentano l'oratorio,
in qualche caso studenti delle superiori e universitari). I
ragazzi arrivano ai doposcuola inviati dalle famiglie, ma anche
da insegnanti e assistenti sociali: in 44 casi sono stati
sottoscritti protocolli d'intesa tra scuola e doposcuola.
"I doposcuola parrocchiali sono una palestra di inclusione
sociale perche' consentono ai ragazzi che partono da condizioni
di svantaggio di recuperare terreno e di non essere tagliati
fuori nella gara per la crescita e l'affermazione di se'
-commenta don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana-.
Sono anche una palestra d'integrazione, dal momento che
nonostante non siano e non vogliano essere un servizio scolastico
integrativo per gli stranieri, sono di fatto frequentati da una
quota consistente, che in alcuni contesti come Milano diventa
maggioritaria, di stranieri: figli di immigrati che saranno gli
italiani di domani solo se sapremo farli sentire a casa loro, a
cominciare naturalmente proprio dai banchi di scuola". Il
direttore di Caritas Ambrosiana apprezza anche l'opportunita' di
fare volontariato aperta dai doposcuola: "Per l'alta percentuale
di giovani che dedicano il loro tempo libero a questo servizio,
diventa una sorta di apprendistato alla solidarieta' e, per chi
tra loro e' interessato a fare l'insegnante da grande, anche un
banco di prova dove sperimentare le proprie abilita'".
"Molti dirigenti e insegnanti si sono accorti della grande
risorsa dei doposcuola e hanno cominciato ad approfittarne in
modo intelligente -spiega Matteo Zappa, responsabile dell'area
minori di Caritas Ambrosiana-. Sono nati cosi' veri e propri
protocolli d'intesa, in cui gli insegnanti inviano l'alunno al
doposcuola e tengono conto del lavoro che li' si svolge nella
valutazione del suo percorso formativo. Ci sono anche scuole che
individuano tra i propri docenti il referente per le attivita'
del doposcuola parrocchiale".
(Wel/ Dire)