"MA IL NOSTRO PAESE NON È CAPACE A FARE FESTA IN STILE 4 LUGLIO?"
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 18 feb. - Scuole aperte, scuole
chiuse. Uffici pubblici si', imprese no perche' fa male
all'economia. Sindaci pro, ministri contro.
Nel valzer tutto italiano delle polemiche sul da farsi il 17
marzo in occasione del 150esimo anniversario dell'Unita'
d'Italia, una cosa e' certa: "Noi non siamo in grado, non lo
sappiamo fare. Gli italiani non sono capaci di festeggiare in
stile 4 luglio". Parola di Sergio, 20 anni, liceale romano
all'ultimo anno del liceo Righi, che sulle celebrazioni ha le
idee piu' che chiare. E non e' l'unico, perche' mentre appelli e
dichiarazioni in merito si rincorrono sui giornali e in tv, loro,
gli studenti, sanno perfettamente cosa vorrebbero per quel giorno.
"E' sacrosanto festeggiare una data cosi' importante- spiega
all'agenzia Dire- e' incredibile che ci siano cosi' tanti
scandali per un giorno di ferie". Zaino in spalla e molta voglia
di parlarne, Sergio se la prende con Marcegaglia, Tremonti e pure
con la Lega, "che adesso con questo fatto del federalismo
celebrare l'Unita' e' ancora piu' importante. E poi non e' mica,
che so, il 135esimo. Ma noi italiani non ci siamo mai distinti
per queste celebrazioni". Ecco perche' secondo lui "una volta che
ne abbiamo la possibilita', e' importante mandare un messaggio:
oggi e' festa, gli uffici sono chiusi, le scuole sono chiuse, si
festeggia. E lo si fa tutti insieme". E poi questo storia del
ponte, "e' ridicola. Ma cosa siamo, dei bambini?".
Si avvicina Marta, 18 anni, lei fa il classico al Tasso, liceo
storico di Roma che per le celebrazioni del 17 marzo ha
organizzato un pomeriggio di studi in collaborazione con la casa
editrice Laterza. Marta trova "patetico che non ci sia una
decisione unica: o vanno tutti o non va nessuno". E poi, "al di
la' dell'atmosfera che c'e'", celebrare resta "un dovere in
memoria di chi e' caduto per l'unita' del Paese. Non esiste che
nel 2011 ci siano pareri cosi' discordanti". Damiano ripassa la
lezione prima di entrare in classe, ha 17 anni, e' al quarto anno
e secondo lui "e' giusto non andare a scuola, ne' a lavorare". Si
fa serio, e spiega: "Perche' nel Paese c'e' qualcosa di piu'
importante della produzione economica: l'unita' nazionale.
Marcegaglia dovrebbe capire che l'unico valore della vita non
sono i soldi". Col cappello calato sugli occhi e le mani in tasca
contro il freddo, Damiano vorrebbe "non andare a scuola e
festeggiare". Anzi, ci pensa bene e dice "ok, entriamo in aula,
ma per conoscere il Risorgimento. Perche' e' chiaro che se vai e
studi matematica non puoi sapere che cosa e' successo il 17
marzo".
Gia', il 17 marzo. Tutti sanno che sara' quello il giorno in cui
si celebreranno i 150 anni, ma quasi nessuno sa perche'. Lorenzo
e Marco si passano la versione di latino prima della campanella.
Loro hanno 14 anni, fanno il IV ginnasio, sempre al Tasso, e il
Risorgimento per ora lo hanno studiato soltanto alle scuole
medie. "L'annessione all'Italia di Trento e delle regioni che
mancavano? Ah si', il Parlamento".
Con gli occhi bassi Lorenzo dice che "sarebbe giusto festeggiare
a scuola, ma pure stare a casa e seguire le parate in tv o
andando al Colosseo o a piazza Venezia, con Napolitano che
parla". A lui piacerebbe vederlo. Alla fine va bene tutto, "basta
che si festeggi. Tanto noi non contiamo niente, ci diranno loro
cosa fare". Pero' Durnwalder proprio gli non va giu': "È orribile
quando in tv parlano di Bolzano che non vuole festeggiare. Queste
sono cose che fanno arrabbiare".
Allora, scuola si' o no? Elena e Claudia, 16 anni, vanno di
fretta, ma trovano il tempo di spiegare che "se dici allo
studente medio 'stai a casa', lui dice 'bene, dormo, o esco con
la mia ragazza'. Invece e' meglio come facciamo noi, un
pomeriggio di incontri sul tema, qui al Tasso. Altrimenti che
fai? Festeggi da solo? Questa non e' unita'". Pure per Caterina
ed Eleonora, che di anni ne hanno 18 e frequentano il liceo
classico al Giulio Cesare, lo "studio- rispondono decise
all'agenzia Dire- e' la migliore forma di celebrazione. Magari
facendo una giornata di approfondimento, trovare modi per
coinvolgerci". Perche', diciamo la verita', "il Risorgimento di
suo e' noioso". E siccome "all'atto pratico non mi sembra che il
Paese sia molto unito, non e' che sento molto mia l'Unita'
d'Italia". Il 17 marzo "se resto a casa dormo fino all'una, e
quando mi sveglio non e' che accendo i ceri per l'occasione".
Ecco, e allora diciamo che "in questo, come in altri casi, il
sapere e' la soluzione migliore". Parola di studente.
(Wel/ Dire)