(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 1 feb. - Se l'Italia risulta tra
i paesi europei dove i minori che navigano in rete sono meno
esposti a rischi e dove i danni derivanti da certi contenuti sono
meno rilevanti, e' dovuto essenzialmente alla loro frequenza
d'uso del web e al numero limitato di attivita' che li
coinvolgono. Non si deve infatti fare credere che l'Italia sia
un'isola felice. Come spiega Giovanna Mascheroni dell'Universita'
Cattolica, e punto di contatto per l'Italia dell'indagine
EUKidsOnline, "non ci si deve illudere che i nostri figli siano
piu' al sicuro".
"I dati affermano che meno del 6% dei giovani italiani tra i 9
e i 16 anni ha provato fastidio o turbamento durante la
navigazione sul web: ma cio' va letto alla luce del contesto
generale. Vi e' infatti una fortissima relazione tra frequenza
d'uso ed esposizione ai rischi". In Italia l'uso di internet e'
sensibilmente tardivo rispetto a quello dei paesi del Nord, dove
ci si tuffa nella rete a 7/8 anni, rispetto agli oltre 10 anni
per i bimbi italiani. Inoltre, anche se la frequenza di utilizzo
del web e' piu' o meno la stessa in Italia e in Europa, "da noi
si usufruisce di un minor numero di attivita' online,e il web
viene usato prevalentemente per scopi didattici legati
all'attivita' scolastica".
Un utilizzo tardivo e meno differenziato del web si riflette
anche su una minore alfabetizzazione informatica, soprattutto
riguardante gli strumenti di difesa disponibili. "Molto spesso i
nostri minori non sanno impostare i filtri dei loro profili sui
social network, o come segnalare abusi, o bloccare utenti
indesiderati", spiega la ricercatrice della Cattolica. Di
riflesso, i minorenni italiani si sentono meno sicuri quando
navigano rispetto alla media dei loro coetanei europei, e sentono
di avere una conoscenza dell'uso di internet piu' limitata
rispetto ai genitori.
Se i rischi a cui sono esposti i oggi i giovani italiani sono
relativamente bassi, e' molto probabile che presto cessera' di
essere cosi': come sottolinea Mascheroni, "in Italia sta
crescendo molto di piu' rispetto alla media europea l'uso privato
di internet , ovvero in camera propria: lo fa il 62% rispetto
alla media del 49% nel gruppo dai 9 ai 16 anni. È un dato che ci
serve per comprendere la forte discrepanza tra le esperienze dei
ragazzi e la percezione dei genitori". Infatti dalla ricerca
emerga che i genitori italiani sono tra quelli meno consapevoli
degli incontri o visioni spiacevoli che i figli hanno avuto su
internet: "l'uso di questo mezzo non e' un fatto condiviso tra le
due generazioni" spiega la ricercatrice.
Questa suggerisce quindi uno spostamento del focus delle
campagne di informazione e sensibilizzazione sull'internet sicuro
dal contesto scolastico a quello domestico e del gruppo dei pari.
Inoltre le autorita' scolastiche dovrebbero definire un percorso
di "media education" da inserire nei programmi didattici fin
dalla tenera eta'. "Al momento soffriamo della mancanza di un
approccio culturale solido rispetto ai rischi dei nuovi media",
soprattutto quelli rappresentati dai social network. "In Italia
si registra una percentuale maggiore rispetto alla media europea
(35% contro 28%) di profili di minorenni che sono 'pubblici',
ovvero visionabili da tutti".
(Wel/ Dire)