(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 16 dic. - "Sono ancora troppi i
minori migranti in Italia che permangono in un limbo giuridico, e
molti finiscono per scomparire dai centri d'accoglienza, anche
perche' spesso il personale non e' adeguatamente formato per dare
loro un'efficace assistenza". Questa la denuncia portata da Terre
des Hommes agli European Development Days, promossi dalla
Commissione Europea e dalla Presidenza Polacca del Consiglio
dell'Unione Europea a Varsavia ieri e oggi.
Nell'ambito di questo importante momento di confronto tra
politica, societa' civile e organizzazioni umanitarie sulle
priorita' strategiche europee nel campo dei diritti umani e della
cooperazione allo sviluppo, Terre des Hommes ha voluto puntare i
riflettori sul tema dell'immigrazione minorile nella sessione
'Migration, Development and Human Rights - Towards a changing
paradigm in Eu development policies' organizzata dalla
Federazione internazionale Terre des Hommes assieme l'European
Network on Migration and Development, la Croce Rossa e Solidar.
"Il modello d'accoglienza dei bambini e degli adolescenti
migranti che abbiamo visto attuare durante il nostro progetto
Faro a Lampedusa presenta delle evidenti violazioni dei diritti
fondamentali dei minori", ha sottolineato nel suo intervento
Federica Giannotta, responsabile dei Diritti dei Bambini di Terre
des Hommes Italia. "Anche se adesso i centri di Lampedusa sono
chiusi, paradossalmente molti minori migranti sono ancora in una
sorta di limbo giuridico. In molti casi, infatti, pur accolti
nelle Sat (Strutture di accoglienza temporanee) non hanno un
tutore, pur essendo molti di loro vicini alla maggiore eta' e
quindi esposti al rischio di una vicina espulsione. "L'apertura
di una tutela, soprattutto oggi, e' l'unica chance che un minore
migrante ha per poter vedere convertito il suo permesso di
soggiorno al compimento dei diciotto anni. "Fonti ufficiali
dicono che 835 minori migranti sono scomparsi dopo essere stati
trasferiti da Lampedusa. Dovremmo chiederci perche' mai un
ragazzo, che ha gia' rischiato la vita per arrivare in Italia,
debba scegliere di sottrarsi alle cure e alla protezione di una
struttura di accoglienza, preferendo affrontare i rischi della
strada e dello sfruttamento", prosegue Giannotta.
(Wel/ Dire)