(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 2 dic. - "La nuova legge sulle
detenute madri non porta nulla di nuovo per i circa 54 bambini
sotto i 3 anni reclusi con le loro mamme in Italia". E' quanto
affermano le associazioni "Legale nel Sociale", "A Roma, Insieme"
e la Consulta permanente cittadina del Comune di Roma per i
problemi Penitenziari che insieme ad altre realta' impegnate sul
tema si sono incontrate presso l'Universita' di Roma Tre per il
convegno "La nuova legge sulle detenute madri: riflessioni
critiche e proposte". A distanza di pochi mesi dalla
promulgazione della legge n. 62 del 21 aprile 2011, per le
associazioni non sembra che il futuro possa portare novita'. "Non
stiamo andando da nessuna altra parte rispetto al passato -
spiega Lillo Di Mauro, della Consulta -. Questa legge di fatto
non risolve i problemi di fondo che caratterizzavano la
detenzione delle madri con i bambini e non fa altro che sancire
che devono essere realizzate strutture a custodia attenuata, cosa
a cui noi ci siamo sempre opposti in audizione in Commissione
giustizia della Camera perche' non sono altro che delle carceri
vestite di nuovo".
Dello stesso parere Marco Carlizzi, presidente di Legale nel
Sociale. "Si tratta di una legge che ha aspetti innovativi e
positivi - spiega -, ma che in realta' non risolve il problema
alla fonte. I bambini subiscono dei danni psicologici e
relazionali enormi. Noi speravamo in un legge diversa, cioe' che
fosse impedito ad una mamma con un bambino di stare in carcere.
Andavano create delle modalita' alternative che invece nella
legge sono solo accennate in maniera molto confusa". Per Di
Mauro, inoltre, una struttura di quelle previste dalla legge c'e'
gia'. E' a Milano, ma non convince. "A Milano - spiega - vi hanno
messo donne senza fare una cernita rispetto alla tipologia di
reato". Altro problema quello delle risorse economiche richieste
dalla legge. Secondo Di Mauro, i fondi per realizzare le
strutture indicate non ci sono. "Per realizzare quanto prevede la
legge servono fondi che non ci sono - spiega -. Dall'approvazione
della legge, infatti, ancora non si sa neanche dove realizzeranno
queste strutture e quando". L'alternativa "economica" e
rispettosa dei diritti dei bambini, spiega Di Mauro, era stata
proposta in sede di Commissione dalla stessa Consulta, senza
successo. "La nostra proposta prevedeva che per le donne dovevano
essere previste da subito case di accoglienza gestite dagli enti
locali e dai servizi sociali - spiega Di Mauro -, solo in questo
modo avremmo potuto consentire al bambino di vivere una vita
normale e alla madre di essere recuperata e avviata anche a un
lavoro. Queste strutture gia' oggi esistono. A Roma ce ne sono
tre e questa soluzione avrebbe consentito di risparmiare, ma la
proposta non e' stata accolta".
(Wel/ Dire)