L'OBIETTIVO E' LA PREVENZIONE DEL CONTAGIO MADRE-FIGLIO
(DIRE - Notiziario Muinori) Roma, 2 dic. - E' attiva da oltre 10
anni in Africa australe e oggi e' attiva in Congo, Uganda,
Sudafrica, Kenya e Vietnam: e' uno dei progetti piu' conosciuti e
longevi sul tema, partito un decennio fa nel piccolo ospedale
Saint Albert in Zimbabwe. E' "Fermiamo l'Aids sul nascere",
attivita' del Cesvi che garantendo una terapia farmacologia punta
a ridurre la trasmissione del virus dalle mamme sieropositive ai
neonati. Un'azione accompagnata da un programma di prevenzione e
assistenza alimentare e psicologica alle mamme, dalla creazione
di strutture di accoglienza e di lotta all'esclusione sociale per
gli orfani dell'Aids, dal supporto e assistenza medica per i
malati di Aids (accesso alle cure con farmaci antiretrovirali),
dalla promozione di campagne educative e di prevenzione con il
coinvolgimento della popolazione e delle istituzioni locali. Per
aiutare il progetto, dal 27 novembre al 19 dicembre e' possibile
donare due euro inviando un sms solidale al numero 45509 (gestori
Tim, Vodafone, Wind, 3, CoopVoce e Poste Mobile) o chiamando da
rete fissa Infostrada e TeleTu, oppure cinque o dieci euro con
chiamata da rete fissa Telecom Italia e Fastweb. In un
appuntamento a Roma, in occasione della giornata di lotta
mondiale all'Aids, il 1° dicembre, si sono celebrati i primi
dieci anni del progetto Cesvi.
Oggi, secondo i dati dell'Unaids, il programma delle Nazioni
Unite sull'Aids, sono 33,3 milioni le persone in tutto il mondo
contagiate dall'Hiv, di cui 15,9 sono donne e 2,5 sono bambini.
Due terzi dei sieropositivi sono concentrati nell'Africa
subsahariana, numeri talmente elevati da essere ben lontana
l'ipotesi di una sconfitta di questa grave pandemia in Africa. In
Zimbabwe si stima che siano presenti circa un milione di orfani a
causa dell'Aids, molti dei quali sono essi stessi sieropositivi.
Nel contesto rurale dove opera Cesvi - fa notare l'associazione -
a causa dell'Aids le famiglie si sono allargate, accogliendo tra
i loro membri sia le vittime indirette dell' Hiv (migliaia di
orfani) sia i tanti malati che con il progredire della malattia e
l'impossibilita' di accedere ai farmaci antiretrovirali perdono
la propria autonomia. In un contesto dove l'assistenza agli
orfani ed ai malati non e' minimamente sostenibile per il
bilancio dello stato (in Zimbabwe nel 2009 vi sono state 48mila
nuove infezioni tra gli adulti) e che ha visto decimata la sua
generazione lavorativamente attiva, l'unica risorsa - spiega il
Cesvi - rimane la famiglia, che diventa una vera e propria
"struttura di supporto" per chi e' malato: al punto che "chi ha
una nonna, una zia o anche un lontano parente se lo tiene
stretto". Secondo uno studio condotto per conto delle Nazioni
Unite, le famiglie che si accollano l'onere di curare un malato o
di uno o piu' orfani, tendono a risparmiare sull'istruzione dei
figli e a ridurre di circa il 40% il consumo di cibo, arrivando
ai limiti della sopravvivenza. La pandemia dell'Hiv colpisce in
Africa moltissimi giovani tra i 12 ed i 25 anni.
Negli anni recenti piu' della meta' delle nuove infezioni da
Hiv e' stato registrato tra i giovani: oggi sono 12 milioni. Ad
Harare, in Zimbabwe, Cesvi si e' dedicato alla ristrutturazione
di un edificio che e' diventato "Casa del Sorriso", centro di
accoglienza per ragazzi abbandonati o orfani a causa dell'Aids, a
rischio di droga e delinquenza. La Casa e' per loro una
possibilita' concreta di salvezza dalla strada e di riscatto: un
luogo dove accedere a cibo, cure mediche, servizi igienici e dove
frequentare corsi di formazione e laboratori artistici ma anche
dove essere informati sull'Hiv e sulle modalita' di prevenzione.
Ma i progetti Cesvi di lotta all'Aids non riguardano solo la
prevenzione del contagio madre-figlio, ma anche la prevenzione
della diffusione del virus, la cura dei soggetti gia' affetti ed
il supporto sociale ai malati e agli orfani dell'Aids. In Vietnam
negli ultimi anni e' aumentato il numero di persone che riescono
ad accedere al trattamento dell'AIDS con farmaci antiretrovirali
ma l'efficacia del sistema di prevenzione e controllo della
pandemia risultano carenti. La diffusione dell'Hiv e'
principalmente legata all'utilizzo di droga e le categorie a
rischio sono soprattutto i tossicodipendenti (53% dei nuovi
infetti), le prostitute (24%), gli omosessuali, con una crescita
del numero di nuovi infetti tra i clienti di prostitute e di
donne sposate a clienti di prostitute. Il progetto The Positive
Living Centre di Cesvi, rivolto a 25.000 beneficiari, prevede la
fornitura di servizi per l'Hiv/Aids e la salute riproduttiva
nella provincia di Hai Phong. Nel centro sanitario di Hai Pong si
effettuano test, trattamento sanitario, consulenza psicologica,
cure per le infezioni sessualmente trasmissibili, percorsi di
sensibilizzazione per i giovani. Una clinica mobile consente
inoltre di raggiungere i distretti piu' remoti per fornire
consulenza e trattamento con farmaci. Dal 2006 Cesvi promuove in
Europa la campagna Virus Free Generation con l'obiettivo di
sensibilizzare i giovani rispetto al tema dell'Hiv/Aids e
dimostrare che il virus puo' essere combattuto - in Europa come
in Africa - attraverso l'educazione, la prevenzione e l'accesso
alle terapie mediche. Per donazioni: C/c postale 772244 intestato
a Cesvi, specificare la causale "Fermiamo l'Aids sul nascere",
Numero Verde 800-036.036 o sito internet www.cesvi.org
(Wel/ Dire)