(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 2 dic. - "Giovani e dispersione scolastica: diminuiscono gli abbandoni, ma ad oggi ci sono piu' differenziazioni territoriali e piu' scoraggiamento". E' quanto denuncia il Censis nel suo 45° Rapporto sulla situazione sociale del Paese presentato questa mattina presso il Cnel a Roma. Secondo lo studio, l'Italia e' ancora lontana dall'obiettivo europeo di giungere nel 2020 a una media del 10% di early school leavers, ma il fenomeno e' in riduzione. "Nel 2010 la quota di giovani 18-24enni in possesso della sola licenza media e non piu' inseriti in percorsi formativi e' scesa dal 19,2% al 18,8% - si legge nel testo -, con varia intensita' in tutte le aree del Paese, ad eccezione del Centro che rimane l'area dove tale indicatore e' piu' contenuto (14,8%)". Primi in Europa, invece per il fenomeno dei giovani Neet, ovvero dei giovani che non studiano e non lavorano: "l'Italia detiene un ben triste primato a livello europeo. La quota di Neet 15-29enni ha ripreso a crescere con l'inizio della crisi economica, attestandosi nel 2010 al 22,1% rispetto al 20,5% dell'anno precedente". Alti e bassi si registrano sul fronte della formazione "professionalizzante". Lo slancio dato agli istituti tecnici con l'ultima riforma ha visto un incremento dello 0,4% di iscrizioni al primo anno rispetto al 2010-2011, ma si tratta di un "appeal" che non si estende agli istituti professionali, spiega il Rapporto. Questi ultimi nello stesso periodo hanno perso il 3,4% di neoiscritti nonostante nel 2011 le richieste di personale con la sola qualifica professionale sono aumentate, passando dall'11,7% del totale nel 2010 al 13,5%. I giovani che si rivolgono ai percorsi triennali di istruzione e formazione professionale, pero', costituiscono solo il 6,7% del totale degli iscritti al secondo ciclo di istruzione, pari a circa 38.000 studenti.
Per quanto riguarda l'universita', invece, il Censis punta i riflettori su una zona d'ombra e cioe' sulle risorse intercettate dai dipartimenti e dai centri di ricerca italiani nel triennio 2008-2010. "Evidenziano un buon dinamismo - spiega il rapporto -.
Sono state raccolte risorse complessive superiori ai 550 milioni di euro. L'86,6% delle risorse proviene dalla partecipazione a bandi di gara europei, mentre il restante da finanziamenti di organismi internazionali o dal mondo privato". Sugli oltre 3.000 dipartimenti esistenti, inoltre, "circa un terzo in ciascuno degli anni considerati ha generato opportunita' di fund raising in partenariato per i grandi bandi europei o lavorando direttamente sul mercato". Quasi il 20% delle risorse acquisite nel triennio 2008-2010 afferiscono all'area delle scienze mediche (18,7%), al secondo si posiziona l'area ingegneristica e architettura con il 17,3%, al terzo i saperi delle scienze di base (matematica, fisica, ecc.: 15,9%) e al quarto l'area dell'ingegneria industriale e dell'informazione (15,6%).
All'ultimo posto, con oltre 4 milioni di euro, si collocano le scienze giuridiche (0,8%).
(Wel/ Dire)