(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 29 apr. - I nonni salvano la
carriera delle mamme: quando si prendono cura dei nipoti, per le
donne e' piu' facile entrare nel mercato del lavoro o mantenere
il proprio posto. Le probabilita', infatti, aumentano del 39%
rispetto a chi non ha i nonni disposti a dare una mano nella cura
dei piccoli. "C'e' un rapporto causa-effetto: se c'e' un nonno
che puo' dare una mano, la donna riesce a restare sul mercato del
lavoro o trovare un'occupazione", spiega Chiara Pronzato,
ricercatrice presso il centro Dondena dell'Universita' Bocconi di
Milano, autrice di varie ricerche sul tema.
La scarsita' di asili pubblici (in media, solo il 10-15% dei
bambini trovano posto) e le rette molto elevate dei privati
rendono piu' che mai centrale il ruolo dei nonni. E ancora una
volta, l'Italia si conferma la patria del welfare fai-da-te:
circa i 30% dei nonni italiani si prendono cura tutti i giorni
dei propri nipotini. Una percentuale che scende al 15% in
Germania e Austria e al 2% per Danimarca e Svezia. "In Italia i
nonni diventano un sostituto dell'asilo -spiega Chiara Pronzato-.
E il confronto con il resto d'Europa e' schiacciante". Basti
pensare, ad esempio, ai congedi parentali che in Germania
permettono alla mamma di assentarsi dal lavoro fino a due anni,
in Italia siamo fermi a 5 mesi.
La presenza e la disponibilita' dei nonni influisce anche sulla
scelta di avere un secondo figlio. Ma in questo caso i
neo-genitori devono anche fare i conti con le esigenze dei
fratelli e di altri nipotini che possono impegnare eccessivamente
i nonni. "Se i tuoi genitori stanno gia' aiutando tuo fratello
nella cura di un bambino piccolo aspetti il tuo turno -sintetizza
Chiara Pronzato-. Gli anziani non hanno risorse infinite di
energia e di tempo per dedicarsi a questi compiti". I nonni
rappresentano quindi una risorsa importante, ma evidenziano dei
limiti se li si considera come unica o prevalente attivita' di
cura. Occorre quindi un investimento negli asili o in altre forme
di tutela delle mamme lavoratrici per raggiungere gli obiettivi
fissati dal Lisbona target che prevede, entro il 2010, il 60% di
occupazione femminile. In Italia, siamo fermi al 45%.
(Wel/ Dire)