(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 29 apr. - Nell'allontanamento di
un minore dai genitori, l'anello debole resta la famiglia
d'origine sulla quale si investe ancora troppo poco, concentrati
- com'e' naturale - ad accogliere bene i minori in difficolta'.
Ne e' convinto Valerio Belotti del Centro Nazionale di
documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza, a cui
Redattore Sociale ha chiesto un commento all'inchiesta pubblicata
da La Repubblica "Una vita in casa famiglia, il business dei
bambini rende un miliardo l'anno".
Partiamo dai dati. Esiste un monitoraggio attendibile
dell'accoglienza in Italia?
Ci sono dati abbastanza attendibili raccolti a livelli nazionale
e regionale che si riferiscono al 2008, mentre non sono
disponibili ancora quelli del 2009. E' poi partita in questi
giorni una rilevazione campionaria, molto vasta, su affidi e
comunita' al 31 dicembre 2010, i cui dati saranno disponibili non
prima di novembre.
Quanti sono i minori fuori della famiglia in Italia?
Ad oggi sappiamo che sono circa 32 mila, la meta' in affido,
l'altra meta' nei servizi residenziali. Se confrontiamo i dati
con quelli di 10 anni fa scopriamo che l'affido e' aumentato di
circa il 50%, mentre ilnumero dei minori ospiti nelle strutture
e' rimasto fermo a 15-16 mila. Quella che e' aumentata e' la
presenza degli stranieri: i minori stranieri non accompagnati
hanno rimpiazzato i bambini italiani nelle strutture
residenziali".
Quindi le famiglie italiane sono disponibili e aperte all'affido?
Quando 10 anni fa lavoravamo sull'affido gli operatori dicevano
che non c'erano famiglie disponibili e oggi dicono la stessa
cosa, ma l'affido e' cresciuto moltissimo. Le case famiglie
coprono solo una parte dell'allontanamento. La casa famiglia e'
una coppia che ospita bambini in difficolta', e' molto simile a
una famiglia allargata. Diversa invece e' la comunita' educativa
che puo' accoglierne fino a 10. La legge dice che per minori di 6
anni e' preferibile la casa famiglia, per questo le comunita'
educative sono orientate all'accoglienza di adolescenti(14-17
anni), molti sono stranieri.
Qual e' il suo giudizio rispetto alla denuncia dell'inchiesta?
Il problema va ribaltato: l'obiettivo non deve essere cancellare
le case famiglia o le comunita' educative ma fornire al bisogno
d'accoglienza dei minori il servizio adeguato. Bisogna capire le
esigenze e in base a questo scegliere la struttura idonea, sia
essa la casa famiglia, la comunita' o l'affido. Avere a
disposizione un paniere di strumenti, che possono adeguarsi ai
ragazzi. Non tutti i bambini sono soli, moltissimi hanno una
famiglia e non sono adottabili. La famiglia d'origine resta
l'anello debole: gli assistenti sociali guardano al bisogno del
minore, gli operatori di comunita' o le famiglie si concentrano
sul minore accolto. I ragazzi vengono allontanati perche' ci sono
problemi, a volte gravi di abusi e maltrattamenti. Ma non per
tutti e' cosi', bisogna lavorare per ristabilire le condizioni
del ritorno. La gran parte degli minori allontanati sono
adolescenti.
Che succede ai ragazzi in case famiglie o comunita' che
raggiungono la maggiore eta'?
Ci sono buone e cattive pratiche: c'e' chi e' poco seguito, c'e'
chi viene sbattuto fuori perche' non ci sono piu' soldi, ma ci
sono anche comunita' che preparano i ragazzi ad una vita in
autonomia, dando in gestione un appartamento, sotto il controllo
di un operatore. Inquesto modo c'e' chi e' riuscito a trovare
lavoro e una casa.
Molte comunita' e associazioni denunciano difficolta' economiche
perche' i comuni non pagano piu' le rette...
Temo che la crisi economica possa incidere in negativo,
contribuendo a non far veder le situazioni di difficolta'.
L'allontanamento costa molto ai comuni e quindi c'e' il rischio
che allentino il monitoraggio. A Napoli o Palermo ci
sonocomunita' che non ricevono da tempo il pagamento delle rette,
madove vanno i ragazzi? Ora stacominciando a succedereanche al
Nord. I dati a nostra disposizione ci dicono che l'Italia e' il
paese in cui si allontana meno, sia perche' perche' la famiglia
funziona di piu', sia per la minore natalita'. Ma non mi stupirei
se gli allontanamenti crescessero anche qui".
(Wel/ Dire)