LIBIA, UNICEF: GRANATE SUI BAMBINI, LA STORIA DI MUFTEH
CONTINUA L'INVIO DI SOCCORSI E SCORTE DI BENI
(DIRE- Notiziario Minori) Roma, 29 apr. - "Sono state le grida
che hanno fatto sobbalzare Mohamed. Urla e grida sono diventate
spaventosamente familiari per i cittadini di Misurata, nella
regione occidentale della Libia, ma questo era un grido
particolare. Era il grido di suo figlio. Mohamed e' corso sul
terrazzo in cima alla casa, dove il piccolo Mufteh, 9 anni, stava
giocando. Suo figlio teneva le mani sulla faccia, ma il danno era
ben visibile lo stesso". È il racconto dell'inviato Unicef James
Elder a Bengasi, in Libia.
Che continua: "Era coperto di sangue. La prima cosa che ho
fatto e' stata di tirarlo via dal terrazzo, l'ho soltanto preso
in braccio e portato via di li'", racconta. "Le ore precedenti
l'esplosione erano state tranquille, ma la granata che Mohamed
presume sia stata sparata da un mortaio era esplosa molto vicino,
e aveva investito di frammenti il corpo di suo figlio. La faccia
sembrava la parte piu' colpita. La famiglia vive non lontanto dal
principale ospedale di Misurata ancora in funzione, ma adesso il
bombardamento era diventato intenso. ½Non avevo scelta, dovevo
aiutarlo» racconta Mohamed. ½L'ho trasportato all'ospedale, sotto
le bombe che esplodevano da ogni parte.» Mufteh e' stato evacuato
via mare, da Misurata a Bengasi, citta' in mano agli insorti: un
viaggio durato ben 20 ore. Aveva emorragie interne, una mandibola
fratturata, e ferite da schegge sul viso e sul collo".
"'Mio figlio stava soltanto giocando. Come puo' accadere tutto
questo a un ragazzino che se ne sta tranquillo a giocare?' si
dispera Mohamed. Purtroppo questo e' il genere di cose che accade
spesso in queste settimane, a Misurata e in altre zone della
Libia. Negli ultimi giorni a Misurata, i medici hanno riferito di
almeno 40 civili uccisi, tra cui un dottore ucraino e due
fotografi stranieri, oltre a centinaia di feriti".
"Nel frattempo, l'intensificarsi delle ostilita' nelle ultime 72
ore nella regione occidentale della Libia ha costretto altre
migliaia di famiglie ad abbandonare le proprie case. Pesanti
combattimenti sono in corso intorno alle citta' di Zintan, Nalut
e Qalaa, con ripercussioni traumatiche sui bambini coinvolti.
Dall'inizio del conflitto, a febbraio, mezzo milione di cittadini
libici sono sfollati. Alcuni sono riusciti a fuggire con tutto
cio' che potevano caricare su un'automobile, altri con soltanto
cio' che sono riusciti ad afferrare nelle mani, in corsa".
L'Unicef sta distribuendo materiali per reparti chirurgici,
kit ostetrici, igienici e di pronto soccorso, acqua potabile,
sostanze per disinfettare le scorte idriche, e giocattoli per i
piu' piccoli. Altre scorte di beni sono state posizionate ai
posti di frontiera con Egitto e Tunisia, a beneficio di coloro
che riescono a oltrepassare il confine libico. Sebbene la
maggioranza dei profughi dalla Libia sia costituita da lavoratori
stranieri in fuga, sempre piu' sono i cittadini libici che
oltrepassano il confine in cerca di sicurezza. A Bengasi, Mufteh
si prepara per la prima di una serie di operazioni chirurgiche.
Gli sono stati donati diversi regali, ma le ferite non gli
consentono di sorridere. Presto sara' anche lui uno dei tanti
bambini ai quali l'UNICEF garantisce assistenza psicologica, qui
nell'est della Libia. "'È cosi' coraggioso, ma soffre tanto' ci
dice papa' Mohamed, 'Temo che potra' avere dei problemi anche
dopo, ma oggi e' vivo. Dobbiamo considerarci fortunati'. Davvero
riesce difficile parlare di fortuna, guardandolo".
(Wel/ Dire)
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