(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 19 apr. - Dieci alloggi per 11
madri straniere con bambini, ma prive di un compagno o di una
famiglia e titolari di protezione internazionale (rifugiate,
protezione umanitaria o sussidiaria). Sono quelli messi a
disposizione dal progetto Petra, Percorsi in transizione verso
l'autonomia, dell'associazione Xenia. Tante le associazioni
coinvolte nel progetto che punta al potenziamento degli alloggi
di transizione, preposti per le categorie deboli a rischio di
esclusione sociale.
Gli alloggi sono stati messi a disposizione dal Comune di Bologna
e il progetto ha ottenuto un finanziamento iniziale del Fondo
europeo per i rifugiati.
"Pensiamo che la disponibilita' di un alloggio non sia un fine
sociale - spiega Maria Adele Mimmi, Settore politiche abitative
del Comune di Bologna - ma un mezzo per poter raggiungere
un'integrazione sociale".
Per la realizzazione del progetto, e' stata costituita una rete
territoriale di contatti che fa appello alla rete di servizi gia'
esistente e operante, composta dal Comune di Bologna e dai
soggetti responsabili e gestori delle comunita' di accoglienza
(Asp Irides, Asp Poveri Vergognosi, Associazione Mondo Donna).
"Il progetto e' stato suddiviso in due fasi - spiega Giancarlo
Puliti, Istituzione per l'inclusione sociale - una prima in cui
si individuano le beneficiarie, si allestiscono e si assegnano
gli alloggi di transizione e una seconda in cui si attiva un
percorso formativo di accesso alla casa, incentrato sui diritti e
le regole per un corretto utilizzo degli alloggi, di promozione
di rapporti di vicinato e di reti di mutuo-aiuto".
Il concetto della rotazione va di pari passo con quello di
co-abitazione. "Pensiamo che sia piu' costruttivo che queste
persone stiano insieme in casa, e non da sole - continua Mimmi -
Abbiamo riscontrato che soggetti difficili che abitano in uno dei
nostri monolocali, quindi da soli, tendono ad affezionarsi
all'appartamento, arrivando a considerarlo di loro proprieta'. Il
distaccamento poi diventa traumatico: una madre moldava che
stiamo ospitando appena ha saputo dell'imminente cambio di
residenza che doveva fare, ha dichiarato di non volersi
allontanare dalla palazzina in cui si trovava perche' li' ha
trovato una coppia di anziani che considera i nonni della sua
bambina". La responsabile del Comune aggiunge anche che "a
Bologna il 51% delle case e' abitato da singoli soggetti, questo
mette in luce un altro problema, quello della solitudine: non
tutti vogliono vivere da soli". Dello stesso parere sono anche
Asp Irides e Ceis, associazioni impegnate nella tutela di minori
stranieri non accompagnati. "Ospitiamo 6 ragazzi nei nostri
appartamenti - spiega Padre Mengoli, direttore del Ceis Bologna -
due ragazzi marocchini, uno albanese e uno afgano stanno nelle
nostre stanze dall'inizio del 2009. Hanno tutti dai 19 ai 21 anni
e lavorano tutti".
A sostenere l'iniziativa ci sono anche le associazioni Mondo
Donna e il Movimento identita' transessuale (Mit). "Le nostre
strutture - dichiara Loretta Michelini, Mondo Donna - si occupano
di donne in situazione di disagio socio-economico, lavorativo e
psico-sociale, in particolare rivolte a donne immigrate. Forniamo
un percorso formativo che le porti ad ambientarsi in un Paese che
non e' il loro, insegnando loro la lingua e inserendole nel mondo
del lavoro". Un problema che evidenzia anche il Mit: "Abbiamo
avuto dal Comune la disponibilita' di 3 mini alloggi - spiega
Egisto Porpora, Mit - Bologna si e' dimostrata una delle poche
citta' italiane che sostengono e tutelano la comunita'
transessuale, gia' ad alto rischio di vulnerabilita'. Gli alloggi
danno un appoggio materiale a persone transessuali che perdono il
lavoro, vengono discriminate o hanno problemi di salute".
Il progetto Petra e' sostenuto anche dall'Associazione
Volontari Carcere, che ne evidenzia gli aspetti piu' positivi:
"Per i detenuti l'iniziativa degli alloggi di transizione ha una
duplice utilita' perche' permette di ottenere spazi ricreativi di
cui in carcere non si dispone, e allo stesso tempo puo'
assicurare un reinserimento in societa' non traumatico del
detenuto - spiega Maria Luisa Casini, dell'associazione - Le
persone che escono da un carcere hanno difficolta' a trovare
lavoro e vengono spesso discriminate. Gli alloggi di transizione
permettono di avere una base solida con cui assicurarsi un
futuro".
(Pic/ Dire)