(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 5 apr. - Il precariato e' un
"aspetto patologico duro a morire" della scuola italiana. La
sottolineatura arriva da Tuttoscuola, che ha messo insieme i dati
degli ultimi dieci anni: tra docenti con contratto annuale o fino
al termine delle attivita' erano 117.685 i precari nel 2000/01.
Dieci anni dopo sono risultati 116.973, con un calo soltanto di
712 unita' (circa mezzo punto in percentuale in meno).
Mentre il numero complessivo e' rimasto sostanzialmente
stabile, vi sono state, tuttavia, variazioni interne non da poco
tra i settori scolastici e tra i territori, dovute anche alle
riforme in atto. La scuola dell'infanzia, solitamente piu'
tutelata nella distribuzione dei tagli, ha registrato un calo
dell'1% del numero di docenti precari, mentre la scuola primaria,
al contrario, ha avuto un aumento di quasi il 7%. È andata peggio
per la scuola secondaria di I grado che ha registrato dopo un
decennio un incremento della precarieta' che ha sfiorato il 12%
(11,7%), mentre il numero di professori precari della secondaria
superiore ha avuto una flessione del 10%.
Le variazioni piu' significative si sono, tuttavia, registrate
nei territori con un andamento fortemente contrapposto tra
centro-nord e mezzogiorno. Vi sono state regioni come la Toscana
dove, a distanza di dieci anni, si sono registrati quasi 3mila
precari in piu', con un incremento pari al 51,7%, e
l'Emilia-Romagna dove l'aumento ha superato complessivamente le
3.500 unita', con un incremento del 46,3%.
Per contro, nelle regioni del Mezzogiorno il numero di docenti
precari, dieci anni dopo, e' risultato inferiore di oltre 13 mila
unita', facendo segnare percentuali significative di decremento
in Sardegna (-40,4%), in Basilicata (-43,1%), in Campania
(-35,1%), in Sicilia (-33,7%). Il precariato, insomma, "ha
cambiato casa ma e' rimasto come patologia del sistema", spiegano
da Tuttoscuola.
Nel 2000-01 vi erano in cattedra complessivamente 824.178
docenti, di cui, appunto, 117.685 con contratto a tempo
determinato. Il tasso medio nazionale di precarieta' era, quindi,
del 14,3%, equivalente ad un docente precario ogni sette. Dieci
anni dopo i docenti in servizio sono scesi a 795.342 (circa
29mila in meno), ma il numero di quelli con contratto a tempo
determinato, come si e' visto, e' stato quasi confermato, facendo
registrare un tasso di precarieta' pari mediamente al 14,7%,
confermando il rapporto di un docente precario ogni sette. Non si
tratta, quindi, di una quota fisiologica di precariato, ma di una
incidenza patologica.
Il tasso di precarieta' e' diverso per area regionale: nel
2000-01 erano sotto la media nazionale del 14,3% le regioni del
Sud e del Centro, mentre le regioni del Nord Ovest superavano il
18,5%. Dieci anni dopo, il Mezzogiorno e' sceso sotto la media
nazionale in modo consistente, mentre nel Centro Nord si accentua
il tasso di precarieta' con l'incremento notevole delle regioni
del Nord Est che sfiorano quasi il 20% (un docente precario ogni
cinque docenti in cattedra).
(Wel/ Dire)