(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 1 apr. - Monta la protesta
anti-Invalsi nelle scuole, soprattutto alle superiori dove i test
di matematica e italiano arrivano quest'anno per la prima volta.
Sono gia' decine (e aumentano ogni giorno) le mozioni di docenti
che si dichiarano indisponibili a svolgere i 'quiz' nelle loro
scuole. E sul web gira una guida per il boicottaggio.
Alcuni prof rimandano la palla al mittente: i ragazzi potranno
fare le prove, ma ci pensi l'Invalsi (Istituto nazionale di
valutazione) a mandare qualcuno per farle. Altri hanno deliberato
che le porte delle loro scuole resteranno chiuse per i test: non
si faranno. Delibere che, secondo alcuni tecnici ministeriali,
"sono di dubbia legittimita'". Del resto, con una circolare dello
scorso dicembre il Miur ha gia' chiarito che le prove sono
"obbligatorie". Si', ma lo sono "per gli studenti non per i
docenti che non ricevono un euro in piu' per aiutarne lo
svolgimento" rispondono i docenti battaglieri. La contesa ruota
tutta attorno a questo punto. Il test e' obbligatorio o no?
Secondo molti insegnanti non lo e'. Di qui le delibere. Sul sito
dei Cobas Scuola ne sono state raccolte oltre trenta in arrivo da
tutta Italia. L'aggiornamento e' costante. A Roma i docenti del
Malpighi hanno gia' annunciato che i loro studenti non faranno il
test. Quelli dell'Almeyda di Palermo non collaboreranno allo
svolgimento. I professori dello storico liceo Mamiani di Roma
accusano i test di essere dei "tele-quiz".
Quelli del liceo De Chirico, sempre a Roma, hanno deliberato la
"la non adesione alla rilevazione degli apprendimenti Invalsi per
l'anno scolastico 2010/2011".
Non collaboreranno gli insegnanti dell'istituto Boselli di
Torino, quelli della scuola Iqbal Masih di Quartu Sant'Elena in
Sardegna, quelli del liceo Joyce di Ariccia. Al liceo Virgilio di
Roma il quiz si fara' ma nessuno sara' obbligato a partecipare
perche' i docenti hanno sollevato la questione privacy: le prove,
benche' anonime, sono correlabili al nome di chi le ha svolte
attraverso un numero di riconoscimento. Alle famiglie sara'
inviata "un'apposita informativa con la richiesta dell'assenso
per alla partecipazione alle prove. In nessun caso lo svolgimento
della prova potra' essere imposto con misure coercitive".
Sul web intanto gira una guida per il boicottaggio firmata da
Retescuole. I genitori e i professori contestano che i test
potrebbero essere usati per dare i voti a scuole e insegnanti.
Per premiarne solo una parte. E sollevano dubbi sulla validita'
dei quiz: "Se si trattasse di un metro di valutazione tra i tanti
se ne potrebbe discutere- si legge nella guida per il
boicottaggio-. Nei Paesi dove se ne fa un uso massiccio, invece,
la didattica e' stata "piegata" all'esigenza di superare i test,
proprio perche' dai loro risultati dipendono qualita'
dell'utenza, finanziamenti, livelli stipendiali. Sono i test che
comandano sulla didattica, dato che per ogni scuola diventa
vitale che i propri studenti possano superarli con successo".
Insomma si teme che le aule diventino palestre per allenare i
ragazzi al superamento dei quiz. Sempre nella guida si legge: "Se
le prove Invalsi avessero il solo fine di testare il
funzionamento del sistema scolastico, sarebbero state
somministrate a campione, come oggi avviene con i dati Pisa (che
confrontano le performance dei sistemi scolastici di vari Paesi).
Al contrario il ministero considera la somministrazione come
obbligatoria per ogni scuola. Anche in altri Paesi (ad esempio
Regno Unito e Usa) si utilizzano da tempo test nazionali
sistematici, finalizzati all'assegnazione di un punteggio ad ogni
scuola. E cio' ha prodotto deformazioni di sistema
pericolosissime: i genitori sono portati ad iscrivere i figli
presso le scuole con piu' alto punteggio. Queste scuole possono
cosi' permettersi di selezionare l'utenza in base ai precedenti
risultati scolastici degli aspiranti. Si crea cosi' un circolo
vizioso in base al quale le scuole dichiarate di serie A godono
gia' in partenza di un vantaggio che si replica ad ogni nuova
tornata di test. Per le scuole di serie B e' difficile uscire dal
proprio stato perche' sono "costrette" ad accogliere gli studenti
con piu' difficolta' "scartati" dalle scuole ad alta valutazione.
Una scuola pubblica non discriminante, invece, dovrebbe dare
spazio ad una utenza variegata". Il 6 aprile nella sede
dell'Unicoba di Roma ci sara' un incontro su come "far saltare le
prove Invalsi" che, ufficialmente, sono in calendario a maggio.
Il 10 tocca alle superiori: le seconde faranno sia la prova di
italiano che quella di matematica. L'11 c'e' il test di italiano
in seconda e quinta della primaria. Il 12 tocca alle prime della
secondaria di primo grado con italiano e matematica. Il 13
matematica anche per le ex elementari.
(Wel/ Dire)